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Smart working, stretta del governo: stop dal 31 marzo

Il ministro per i rapporti col Parlamento: "Era uno strumento emergenziale". Fragili tutelati dalla direttiva Zangrillo

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Nessuna proroga all'interno dello smart working per i fragili nel Milleproroghe, su cui il governo ha chiesto la fiducia alla Camera. Bocciati gli emendamenti del m5s, resta dunque la scadenza del 31 marzo per il lavoro agile per i dipendenti del settore privato con figli minori di 14 anni, e per i lavoratori fragili. Per i dipendenti pubblici era già arrivata con il nuovo anno. Attaccano i cinque stelle: «La maggioranza ha bocciato i nostri emendamenti per prorogare e rendere strutturale lo smart working per i lavoratori fragili, sia del pubblico sia del privato - accusa la deputata in commissione Affari sociali, Gilda Sportiello - Ancora una volta maggioranza e governo scelgono di girarsi dall'altra parte davanti alle nostre richieste di buonsenso, continuando a perpetuare una discriminazione nei confronti dei fragili della pubblica amministrazione la cui proroga del lavoro agile è scaduta lo scorso 31 dicembre e non è stata protratta, com'è invece avvenuto per i dipendenti privati. La nostra battaglia va avanti e non si ferma qui».

Ma il ministro per i rapporti col Parlamento Luca Ciriani lo aveva chiarito nel question time, di fronte alla richiesta di rendere permanente il lavoro agile per i lavoratori fragili e per i genitori di figli con disabilità grave nel pubblico e nel privato, che non è intenzione dell'esecutivo Meloni percorrere questa strada. Questione di linea politica, ma anche di coperture finanziarie: «Superata la fase emergenziale si è proceduto a un progressivo ritorno in presenza», ha precisato. Del resto l'ultima proroga che aveva posticipato la scadenza al 31 marzo, inserita nel decreto anticipi, riguardava solo il settore privato. Ciriani ha ricordato come lo smart working sia stato utilizzato in modo massiccio durante la pandemia per evitare il contagio, e cioè come «strumento emergenziale» ma ha sottolineato che è tornato a essere uno «strumento organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro». Ed è regolato dalla contrattazione collettiva e da accordi aziendali. Cita, Ciriani, «la direttiva del 29 dicembre del 2023 che indirizza la dirigenza pubblica a un utilizzo del lavoro agile orientandolo alla salvaguardia dei soggetti più esposti a rischi per la salute». Insomma, «la legge già prevede strumenti per andare incontro a lavoratori in situazione di disabilità». La direttiva è quella diramata dal ministro della Pa, Paolo Zangrillo, in cui si stabilisce che il lavoro agile si può regolare con «accordi individuali, che calano nel dettaglio obiettivi e modalità ad personam dello svolgimento della prestazione lavorativa». E anche lì si chiariva che «per quanto riguarda in particolare i cosiddetti lavoratori fragili, l'ormai superata contingenza pandemica ha fatto ritenere superata l'esigenza di prorogare ulteriormente i termini di legge che stabilivano l'obbligatorietà del lavoro agile». La stessa direttiva però garantisce «ai lavoratori che documentano gravi, urgenti e non altrimenti conciliabili situazioni di salute, personali e familiari la possibilità di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile», anche se quella mansione può essere effettivamente svolta solo in presenza. Cioè sono possibili accordi individuali con i dirigenti per la tutela dei fragili. Per ora le condizioni per continuare a lavorare da remoto nel privato fino alla deadline restano, nel caso dei genitori, che non ci sia un altro genitore che non lavora o percepisce sussidi.

E per i fragili con patologie, la certificazione medica e la possibilità di svolgere le proprie mansioni nel remoto.

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