Politica estera

Socialisti e basta Ritorno al passato

Socialisti e basta Ritorno al passato

Sembra un destino infausto, quello della sinistra, di arrovellarsi per i nomi. No, non stiamo parlando del maschile/femminile, dell'asterisco e della schwa, ma proprio del nome che i soggetti politici intendono assegnarsi. È dal crollo del Muro di Berlino, una catastrofe per tutta la sinistra, e non solo per quella comunista, che essa cambia nomi continuamente, alla ricerca di un nuovo che, dopo un po' , delude, per cui se ne va a scovare uno più nuovo ancora o si decide di tornare all'antico.

Ultima della serie, la proposta della presidente spagnola dell'Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici europei, di far cadere «progressisti» e «democratici» e di chiamarsi solo socialisti, come era fino al 2009. Il cambio del nome era stato allora deciso per includere anche il Pd, visto che questi portava un serbatoio di voti non indifferente. Ma non era solo una scelta di opportunismo elettorale: era ideologica. Stava a significare che il socialismo si apriva anche ai liberali, ai moderati, diventava «progressismo», sulla spinta della terza via di Clinton e di Blair e su quella, più recente, di Obama.

Ora invece, con questa idea, che per il momento è solo una proposta, e a cui comunque il Pd ha dichiarato di essere contrario, ci si volgerebbe all'antico. Intendiamoci, non sarebbe un ritorno al bolscevismo o alla sinistra marxista e classista: per dire, uno dei leader del Pse (senza democratici e progressisti nel nome) era Bettino Craxi. È sintomo tuttavia di una crisi di idee della sinistra, o almeno di quella delle organizzazioni politiche della Ue, che a quel campo si richiamano. Un ritornare a vecchie certezze, che, in quanto vecchie, non sono più neppure cosi certe. Un atteggiamento tutt'altro che progressista, semmai conservatore o addirittura regressista. Che significa: ritorno allo statalismo, alle idee del tassa e spendi, al sospetto che la ricchezza puzzi di illegittimo, alla convinzione che la proprietà privata, se non proprio un furto, vada comunque «regolata politicamente» fino alle denunce del «liberismo» e della «globalizzazione» che, sentite in bocca a certi leader socialisti europei, li fanno assomigliare più al Toni Negri teorico di Porto Alegre che a Blair e a Clinton, per non parlare di Craxi.

Il cambio del nome insomma sarebbe solo la conseguenza del mutamento della «cosa»: la svolta a sinistra della socialdemocrazia.

Anche per recuperare il voto delle classi lavoratrici rifluito in molti casi a destra: ma sono proprio sicuri che gli operai, non più quelli interpretati da Chaplin o da Gian Maria Volontè, vogliano il socialismo? Non saremmo pronti a giurarci.

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