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Spese pazze sulla pelle dei migranti

La Karibu maltrattava gli ospiti. Fondi pubblici investiti in hotel di lusso e gioielli

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I migranti venivano accolti in condizioni «offensive dei diritti e della dignità». Così si risparmiava sulla spesa e i soldi intascati dallo Stato venivano usati per spese personali e bonifici all'estero, «del tutto estranei alle finalità del servizio pubblico». Per il gip di Latina quella che avrebbero messo in piedi Liliane Murekatete e Marie Therese Mukamatsindo - moglie e suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro, estraneo all'indagine - sarebbe una «struttura delinquenziale organizzata a livello familiare». Con la cooperativa Karibu, spolpata e poi dichiarata insolvente a maggio scorso dal Tribunale di Latina, la suocera di Soumahoro - presidente del cda - e la moglie - consigliera - avrebbero dovuto gestire l'accoglienza di migranti e minori, contando sui soldi statali. Il denaro pubblico sarebbe stato speso invece per alberghi, ristoranti, gioielli, capi d'alta moda e bonificato all'estero, anche tramite un «soggetto fittizio», l'associazione Jambo Africa.

Negli anni, «almeno dal 2017 in poi», si legge nell'ordinanza, la Karibu «non ha fatto nient'altro rispetto all'attività criminale oggetto delle imputazioni». Con le carte di credito e prepagate intestate alla cooperativa «adoperate per finalità private». Parliamo di importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019. E 13.803 euro nel 2020, 2.177 nel 2021. Spese che tempo fa Soumahoro aveva infelicemente giustificato con il «diritto all'eleganza» della moglie. Pagamenti e bonifici sono elencati nel provvedimento del gip da 152 pagine. Solo alcuni esempi: 500 euro in un ristorante a Fiumicino, 857 euro in un hotel di Latina, 1.900 euro in un negozio di alta moda a Roma, Salvatore Ferragamo. Altri 1.150 euro per cosmetici, 240 euro in un centro estetico, 400 euro in enoteca. E poi 1.154 euro all'Ikea di Bruxelles, in Belgio, 125 euro in un negozio di «guanti di alta moda in pelle scamosciata». Ancora gioiellerie, saloni di bellezza, outlet, e altri hotel fino a 990 euro. Per il gip «il dato oggettivo e contabile, non superabile, è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte». Quasi mezzo milione di euro è stato trasferito all'estero tra il 2017 e il 2022, in Ruanda, Belgio e Portogallo, impiegato in attività imprenditoriali. Soldi che sarebbero arrivati al fratello della moglie del deputato, Richard Mutangana, che vive in Ruanda, e che aveva «accesso al conto corrente principale della Karibu e della Jambo, potendo disporre, a suo piacimento, delle risorse pubbliche». Ha aperto «un supermercato e un ristorante». Denaro trasferito anche con bonifici da 185mila euro con causale «costi progetto internazionalizzazioni» in favore di una società di diritto inglese, la Karibu Rwa. Peccato che non ci fosse alcun progetto estero nelle convenzioni tra lo Stato e la Karibu. Del resto la Karibu Rwa ha come oggetto sociale «escursioni in Ruanda, Uganda, Kenya e Tanzania».

Come è stato possibile tutto questo? Grazie a un «collaudato sistema fraudolento», scrive il gip, «fondato su fatture per operazioni e costi inesistenti» e su «schermi societari fittizi». Gli indagati avrebbero «approfittato delle difficoltà organizzative degli enti pubblici». Promettevano di rimediare alle criticità rilevate dopo alcune ispezioni nei centri, ma «le rassicurazioni erano solo stratagemmi per evitare il blocco delle erogazioni».

La finanza annota che avrebbero tentato di disfarsi della documentazione, tanto che «parte degli atti contabili è stata trovata nella raccolta differenziata».

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