Strigliata del Papa al patriarca Kirill. "La Chiesa non usi la lingua politica. Vogliamo la pace"

Un colloquio "cordiale" dopo settimane di tensioni tra il primate ortodosso e Bergoglio, che ricorda: "Chi paga il conto è la gente"

Strigliata del Papa al patriarca Kirill. "La Chiesa non usi la lingua politica. Vogliamo la pace"

E alla fine il contatto c'è stato. Papa Francesco e il patriarca ortodosso di Mosca, Kirill si sono incontrati, seppur virtualmente, separati soltanto da una webcam. Settimane di tensioni in cui sembrava che i rapporti tra le due chiese fossero ormai compromessi, soprattutto dopo le affermazioni del leader religioso russo che ha chiaramente appoggiato la guerra di Putin in Ucraina, disconoscendo quella linea pacifista su Kiev che aveva abbracciato nel 2016 durante lo storico incontro a Cuba con Bergoglio. Da quanto hanno fatto sapere sia il Patriarcato di Mosca sia la Sala Stampa della Santa Sede sembra che lo strappo sia ricucito: un colloquio «cordiale» in cui i due leader hanno convenuto che «la Chiesa non deve usare la lingua della politica ma il linguaggio di Gesù», con Francesco che ha voluto ricordare al patriarca che «chi paga il conto della guerra è la gente, sono i soldati russi e la gente che viene bombardata e muore».

C'è da chiedersi adesso, ed è anche ciò che si sta facendo all'interno delle mura vaticane, se delle parole e dell'atteggiamento di Kirill ci si possa fidare: soltanto una settimana fa, infatti, il patriarca, durante il sermone della domenica che in Russia ha aperto la Quaresima, ha parlato di «crociata», di guerra necessaria in Ucraina per arginare le lobby gay in Occidente, di attacco per fermare le nazioni che difendono i diritti degli omosessuali, portando argomentazioni storiche e politiche. Parole che hanno lacerato ancor di più il mondo ortodosso e scatenato anche una reazione importante di Papa Francesco, il quale domenica scorsa all'Angelus ha detto, pur senza citare esplicitamente il patriarca russo, ma il riferimento era abbastanza chiaro, che «Dio è solo Dio della pace, non è Dio della guerra, e chi appoggia la violenza ne profana il nome».

Una presa di posizione durissima da parte del Papa che ha subito messo in allerta gli analisti di tutto il mondo, convinti che la rottura tra le due chiese fosse ormai praticamente in atto e che l'atteso incontro di persona tra il Papa e Kirill in cantiere per questa estate fosse soltanto un ricordo lontanissimo. «Ma non dobbiamo scordarci che il Papa considera Kirill un fratello - spiega uno stretto collaboratore di Francesco a il Giornale - e si sa che spesso tra fratelli si discute ma poi vince sempre la pace. Rientra nel carattere del Pontefice dire le cose come stanno e sono certo che tra i due ci siano state parole costruttive».

E in effetti, almeno da quanto emerge, Kirill ha convenuto con il Papa che «le Chiese sono chiamate a contribuire a rafforzare la pace e la giustizia», con Francesco che ha inoltre precisato al suo interlocutore quanto «come pastori abbiamo il dovere di stare vicino e aiutare tutte le persone che soffrono la guerra. Un tempo si parlava anche nelle nostre Chiese di guerra santa o di guerra giusta. Oggi non si può parlare così. Si è sviluppata la coscienza cristiana dell'importanza della pace». Proprio perché i tempi sono cambiati, Francesco il 25 marzo consacrerà la Russia e l'Ucraina al Cuore Immacolato di Maria.

Un gesto storico che fu compiuto anche nel 1984 da Giovanni Paolo II ma, secondo quanto raccontò chi era presente, senza nominare la Russia per non irritare l'allora patriarca Pimen. Un atto di consacrazione che oggi, invece, sarà chiaramente rivolto ai due Paesi in guerra.

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