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Studiosi spiazzati dai nuovi anarchici. "Frammentati e ad alto tasso di violenza"

Il caso Cospito può compattare un movimento fuori controllo

Studiosi spiazzati dai nuovi anarchici. "Frammentati e ad alto tasso di violenza"

È molto difficile determinare il contesto ideologico in cui si stanno sviluppando le proteste e gli atti violenti a favore di Alfredo Cospito. Anche chi studia l'Anarchia dal punto di vista storico e sociologico, abbiamo scoperto ieri, spesso non ha voglia di parlare apertamente del tema. Questione di complessità, di scivolosità e anche di clima. E chi accetta di parlarne preferisce non vedere il suo nome su un giornale (forse più clima pesante che scivolosità del tema). Il primo dato che emerge e, su cui quasi tutti quelli che accettano di dire qualcosa concordano, è l'estrema liquidità della Fai intesa come la Federazione Anarchica Informale. Un movimento, ma sarebbe più giusto dire una rete, composta da gruppi o individui dediti «all'intimidazione armata rivoluzionaria». Gli inquirenti la ritengono un'associazione per delinquere con finalità di terrorismo. La spaccatura col mondo dell'anarchia tradizionale risulta evidente sin dalla polemica scelta del nome. La sigla ricalca quello della Federazione Anarchica Italiana, le fa il verso. Suona come noi che siamo davvero quello che bisognerebbe essere e scippiamo agli «anarchici a parole» anche la sigla.

La Fai (vera)è una federazione che si muove con modalità perfettamente legali e nell'ambito di canali molto più tradizionali. La spaccatura è soprattutto sul metodo e non necessariamente ideologica. La Federazione Anarchica Italiana nel corso della sua storia, che data al 1945, rapporti diretti con la violenza terroristica non ne ha avuti. Di certo ha però idee chiare sul 41bis che non sono lontane da quelle di chi accetta anche la violenza: «L'ergastolo così come l'articolo 41 bis sono orrore istituzionalizzato, indegno di qualsiasi società». Al di fuori si sono sviluppati fenomeni diversi e molto più carsici. Spiega un esperto della galassia anarchica che preferisce restare anonimo: «fuori dall'ambito dell'anarchismo tradizionale che già è, per sua natura individualista e non proclivo alla gerarchizzazione, la frammentazione è massima, la comunicazione avviene su tantissimi canali. Non è detto affatto che si possano rintracciare modalità o coordinamenti stabili». Questo non significa che non esista un livello di pericolosità sociale ma è una pericolosità legata a «cellule» che si muovono in maniere difficilmente determinabili. Quanto contano in quest'ambito i richiami ideologici a Cospito contenuti nella «Chiamata internazionale all'azione in solidarietà con Alfredo Cospito dal 22 al 28 setttembre», il documento che ha avviato le mobilitazioni e che invita a «scontrarsi armi in pugno con il sistema»?

Difficile dirlo, alcuni dei fogli anarchico rivoluzionari come lo stesso Kno3 (la formula chimica del nitrato di potassio, il comburente di molti esplosivi) che era edito da Cospito, sino al 2008, hanno avuto una diffusione risibile. Eppure qualcuno «all'insurrezione generalizzata» che dovrebbe nascere dai «nuclei d'azione» che «armonizzano i propri attacchi» ha creduto. Lo ha dimostrato la scia di pacchi bomba prodotti dal 2003 al 2017, che produssero svariati feriti innocenti. Il rischio ora è che, su una base ideologica fragile, la trasformazione di Cospito in martire produca un ricompattamento più ampio. Pericolo paventato anche dal ministro dell'interno Piantedosi.

L'idea dell'insurrezione è ridicolmente destituita di fondamento, i danni che può produrre no.

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