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Superbonus, corsa all'ultimo cantiere

Documenti da presentare entro il 4 aprile. Chi resta fuori dovrà pagare tutto il costo dei lavori

Superbonus, corsa all'ultimo cantiere

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Corsa contro il tempo per approfittare degli ultimi vantaggi del Superbonus 110%. Il decreto varato la scorsa settimana dal ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, concede altri due giorni di tempo, cioè fino al 4 aprile, a coloro che intendono accedere per i lavori effettuati nel 2023 ai benefici dello sconto in fattura o della cessione del credito di imposta, ormai definitivamente bloccata per tutte le agevolazioni edilizie (e non solo). Ma andiamo con ordine. Innanzitutto, decadranno dai benefici coloro che non hanno pagato nemmeno una fattura entro il 30 marzo 2024 sebbene abbiano inviato la Comunicazione di inizio lavori asseverata Superbonus (Cilas) entro il 16 febbraio del 2023. Per costoro nessuna cessione del credito e nessuno sconto in fattura se gli interventi sono ancora da realizzare. Resta solo l'opzione della detrazione decennale del credito d'imposta.

Una situazione che potrebbe comportare problemi per enti dell'edilizia popolare, cooperative di abitazione a proprietà indivisa e Onlus, che non hanno ancora iniziato i lavori. Idem per tutti coloro che non hanno depositato la Cilas. Il rischio è non poter usufruire della detrazione stessa se i redditi e l'imponibile sono inferiori all'entità dello sconto.

Discorso diverso per coloro che hanno la necessità di regolarizzare la mancata o errata comunicazione dell'opzione per lo sconto in fattura e la cessione del credito rispetto ai lavori del 2023. Se non lo si farà entro il 4 aprile, si dovrà pagare la fattura per poi scontarla dalle imposte. Se, invece, entro dopodomani tutto sarà messo a posto, occorrerà pagare solo 250 euro per ritornare nel regime agevolato. Dal 5 aprile anche questa procedura, denominata «remissione in bonis», terminerà in quanto al fine di risparmiare sulle spese mostruose connesse al Superbonus (150 miliardi destinati a lievitare almeno fino a 170-180 miliardi) si è anticipata la scadenza originaria prevista per il 15 ottobre.

Il testo del Dl ha invece confermato che lo stop non si applicherà agli immobili danneggiati dai terremoti di Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria verificatisi nel 2009 e nel 2016. Il limite è fissato a 400 milioni di euro per il 2024 di cui 70 milioni per gli eventi del 2009.

Il confronto in Parlamento si annuncia serrato anche nella stessa maggioranza. L'intervento del governo ha dunque colpito tutte quelle situazioni limite che fino alla legge di Bilancio 2024 erano state tollerate. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Paolo Barelli, ha sottolineato la necessità di «scontare gli impegni presi dagli enti del terzo settore che hanno assolutamente bisogno di essere sostenuti» e di «valutare come scontare presso le banche i crediti acquisiti da alcune aziende».

Sia le banche che le Poste, infatti, ormai intervengono solo su piccoli importi avendo esaurito la capacità fiscale: le imprese (grandi e piccole) avrebbero capienza fiscale per oltre 65 miliardi di euro, ma questo significherebbe sconvolgere i conti di un Def che si preannuncia difficile e che l'esecutivo intende varare entro il 10 aprile.

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