Terza dose, Moderna chiede all'Ema il via libera

L'azienda: "Con un secondo richiamo gli anticorpi aumentano significativamente"

Terza dose, Moderna chiede all'Ema il via libera

Non c'è solo la volontà del governo, confermata dal premier Mario Draghi nella conferenza stampa di giovedì, di andare verso la terza dose di vaccino. C'è anche l'azienda Moderna che ha annunciato di avere presentato i dati per l'approvazione condizionale alla commercializzazione di un secondo richiamo.

«La fase 2 di studio e ulteriori analisi mostrano che una dose di richiamo di 50g del nostro vaccino anti Covid-19 induce robuste risposte anticorpali contro la variante Delta», afferma Stéphane Bancel, ad di Moderna. La terza dose è studiata per essere somministrata sei mesi dopo la seconda. La concentrazione di anticorpi neutralizzanti, spiega l'azienda, era significativamente diminuita circa sei mesi il completamento del ciclo vaccinale, mentre con un secondo richiamo gli anticorpi sono aumentati significativamente. Questo è avvenuto in tutte le fasce anagrafiche, specialmente negli anziani. E il profilo di sicurezza dopo la terza dose è risultato «simile a quello osservato in precedenza per la seconda dose».

Intanto, parallelamente all'estensione dell'obbligo del green pass a diverse categorie, già alla fine di settembre si comincerà a somministrare la terza dose ai fragili per poi passare probabilmente ai medici, che sono la categoria immunizzata per prima, e agli anziani. È probabile che poi si passerà al resto della popolazione, seguendo lo schema già seguito all'inizio della campagna vaccinale, ma è presto per dire se effettivamente la terza inoculazione sarà necessaria per tutti, come sta avvenendo in Israele, il primo Paese a decidere la terza dose per l'intera popolazione. Una scelta che, secondo i primi dati, avrebbe già determinato un crollo della positività. Anche negli Stati Uniti la terza dose è già realtà. I richiami partiranno il 20 settembre per chi negli 8 mesi precedenti ha completato il ciclo vaccinale. Per il momento Oms, Ema ed Ecdc invitano alla cautela sulla terza dose, ma lasciano aperta la porta a questa possibilità, seppur per alcune categorie definite di persone «con un sistema immunitario gravemente indebolito».

Per Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi, è necessario continuare il monitoraggio delle varianti anche alla luce della necessità della terza dose. Perché il virus «potrebbe avere una deriva buonista e diventare meno fastidioso».

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