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Texas, è "terrore" l'assalto in sinagoga. Il sequestratore è britannico, 44 anni

Si batte la pista islamica e dell'antisemitismo. Il rapitore Malik Faisal Akram, ucciso, chiedeva la liberazione di "Lady Al Qaida"

Texas, è "terrore" l'assalto in sinagoga. Il sequestratore è britannico, 44 anni

È giallo sul sequestratore armato che ieri ha tenuto in scacco per oltre 10 ore quattro persone dentro la sinagoga di Colleyville, nell'area di Dallas-Fort Worth, in Texas. Episodio che il presidente americano Joe Biden ha definito un «atto di terrore». L'uomo, che inizialmente alcuni media avevano identificato come il fratello di una nota terrorista di cui ha chiesto la scarcerazione, è stato ucciso durante il maxi-blitz delle forze speciali e dell'Fbi che ha consentito il salvataggio degli ostaggi, tutti illesi. Fin dall'inizio l'assalitore ha domandato la liberazione di Aafia Siddiqui, conosciuta anche come Lady Al Qaida, la neuroscienziata pachistana che sta scontando 86 anni di carcere con l'accusa (tra le altre) di aver cercato di uccidere militari americani e agenti dell'Fbi. Entrato nella Congregation Beth Israel armato, mentre era in corso la cerimonia del sabato in diretta su Facebook, il sequestratore si è detto il fratello della donna ed è stato inizialmente identificato da alcuni media come Muhammad Siddiqui. Un legale di Muhammad e la famiglia di Aafia, però, hanno smentito: «Non ha nulla a che fare con lei, con la sua famiglia e con la campagna globale per chiedere giustizia. Vogliamo che lui sappia che le sue azioni sono malvagie e mettono a rischio coloro che cercano giustizia per Aaifa», hanno scritto i parenti della donna secondo il Daily Beast. Ieri l'Fbi ha identificato l'assalitore come il 44enne cittadino britannico Malik Faisal Akram, e in una nota ha fatto sapere che «al momento non vi è alcuna indicazione vi siano altri individui coinvolti».

Si continua a indagare a tutto campo sulle motivazioni del gesto: battute, tra le altre, sono le piste del terrorismo islamico e dell'estremismo antisemita. Gli inquirenti dovranno appurare se l'uomo abbia agito per conto proprio motivato da un atto di rabbia o follia, se abbia avuto appoggio da qualcuno oppure se sia stato attivato da qualche canale radicale magari operativo su internet. Quel che è certo è che l'America, dopo il lungo letargo pandemico che l'ha vista presa dalle vicende interne, è ripiombata per diverse ore nell'incubo del terrorismo islamico. Sono tornati alla mente i più recenti attentati, come quello del 15 aprile 2013 alla maratona di Boston, condotto dai fratelli Tamerlan e Dzhokhar Tsarnev, che piazzarono due bombe realizzate con pentole a pressione vicino al traguardo, uccidendo tre persone e ferendone centinaia (17 rimasero mutilate). Il 2 dicembre 2015 a San Bernardino (California), i coniugi Rizwan Farook e Tashfeen Malik spararono e uccisero 14 persone. Mentre il 12 giugno 2016, 49 persone furono uccise in una sparatoria di massa in una discoteca di Orlando, in Florida: il killer, Omar Mateen, aveva giurato fedeltà all'Isis. Poi, pochi mesi dopo, il 17 e il 19 settembre, tre bombe vennero fatte esplodere a New York e in New Jersey, e altre inesplose furono rinvenute in diverse zone della Grande Mela. Gli attentati causarono almeno 31 feriti e l'autore, l'afghano Ahmad Khan Rahimi, è stato accusato di aver tentato di radicalizzare i compagni di prigione.

Gli eventi di sabato, nel frattempo, hanno riacceso l'interesse sulla storia di Lady Al Qaida: negli anni vari gruppi estremisti hanno cercato di negoziare la sua liberazione, tra cui la rete fondata da Bin Laden e l'Isis.

E le proteste in Pakistan per la sua detenzione hanno alimentato un movimento online per dimostrare che è stata torturata dai soldati Usa e ingiustamente condannata.

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