Il piano «Libera di correre» andrà avanti senza revisioni. Ieri mattina si è riunito il consiglio d'amministrazione straordinario di Tim e, in circa due ore e mezza, l'amministratore delegato Pietro Labriola ha tenuto un'informativa al board riunito al gran completo sui motivi del crollo del titolo (-24% giovedì scorso a cui è seguito un rimbalzo del 4,8% a 0,22 euro per azione) dopo la pubblicazione del Piano al 2026 di mercoledì sera. L'idea è che a determinare la slavina non sia stato il Piano industriale in sé, ma movimenti anomali sui quali sta indagando la Consob per individuare eventuali responsabili. Si è trattato quindi solo di un'informativa, non ci sono state delibere del board. Se non l'accordo di individuare con gli advisor (Mediobanca, Goldman Sachs, Equita e Vitale & C) quali informazioni aggiuntive fornire al mercato e come comunicarle, in particolare a riguardo la parabola del debito.
Il pomeriggio, quindi, è stato dedicato a scambi con gli advisor, che sono stati consultati prima individualmente e poi tutti insieme. Lavori che hanno richiesto molto tempo, ed è anche il motivo per cui la comunicazione delle informazioni integrative (inizialmente prevista in serata) alla fine è slittata a questa mattina, prima dell'apertura dei mercati.
La volontà del gruppo delle tlc è di fornire tutti i chiarimenti necessari per dipanare quanto è stato poco compreso dal mercato, nell'ottica di far recuperare un po' di terreno al titolo.
I riflettori degli analisti saranno focalizzati, oltre alla generazione dei flussi di cassa futuri, anche e soprattutto sul debito e sulle ragioni per cui resta alto anche dopo la cessione della rete. Proprio quest'ultimo aspetto è finito al centro delle osservazioni delle sale operative. Secondo i calcoli di Intermonte, che si è basata sulle indicazioni finora note del piano, il debito a fine 2024 si prevede pari a 7,6 miliardi, ovvero 1 miliardo in più rispetto ai 6,6 attesi.
Un calcolo desunto dalle indicazioni fornite da Tim, che aveva fissato un obiettivo di leva finanziaria (il rapporto tra debito e margini) di 1,6-1,7 volte a fine 2026, il che però collocherebbe la tlc a un livello di debito inferiore alla media del settore di 2 volte. La parola, oggi, ritorna al mercato.
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