Traditi dalle foto social. Via al sequestro dei beni per i 4 assassini di Willy

Le famiglie degli accusati percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza

Traditi dalle foto social. Via al sequestro dei beni per i 4 assassini di Willy

Roma Belve di Artena. Sequestro dei beni per le famiglie Bianchi, Pincarelli e Belleggia. Presentata, inoltre, la rinuncia al Riesame per ottenere la scarcerazione. Accertamenti fiscali supersonici per la Guardia di finanza che ha inviato in Procura la richiesta per la restituzione delle somme percepite dai tre capofamiglia dei quattro picchiatori.

In mancanza di liquidità verranno sequestrati e confiscati beni materiali. Come il Suv da 70mila euro, già posto sotto sequestro per gli accertamenti dei carabinieri del Ris, intestato alla moglie di Alessandro Bianchi ma di fatto di proprietà dei fratelli Marco e Gabriele e le moto dei «gemelli». Sigilli anche al negozio di ortofrutta aperto a giugno a Cori.

È storia nota: i quattro, accusati di aver ucciso a calci e pugni Willy Monteiro Duarte, hanno falsificato i modelli Isee con cui hanno fornito false dichiarazioni per ottenere il bonus mensile dello Stato. Sui 33mila euro ottenuti indebitamente dal 2019, secondo i calcoli delle Fiamme gialle i quattro dovranno restituire tra i 27 e i 28mila e 700 euro. Reddito di cittadinanza a parte, dove trovano i soldi per vivere da ricchi due nullafacenti, un fruttivendolo e un «maestro» di Mma?

E se gli accertamenti fiscali sono stati velocissimi (grazie anche alle foto postate sui social), altrettanto non si può dire delle inchieste aperte e mai chiuse sul traffico di droga, sulle risse e i pestaggi dei Bianchi, che per due anni hanno seminato il terrore in tutta la Ciociaria. Due processi in corso slittati e mai ripresi dal tribunale di Velletri «causa Covid», fascicoli aperti per spaccio di droga, una decina di denunce per lesioni gravi «congelate» sui tavoli della Procura, decine di persone finite in ospedale. Come un ragazzo di Lanuvio, ai Castelli Romani, massacrato dai Bianchi con un tirapugni: udienza rinviata. A Velletri Gabriele e Marco scatenano due maxi risse. In un caso trascinano un cittadino romeno in un vicolo e lo pestano a sangue: due mesi di prognosi per fratture in tutto il corpo.

È davvero la cronaca di una morte annunciata quella di Willy, massacrato con furia bestiale dal branco capeggiato dai Bianchi. Pincarelli, anche lui esperto di boxe e arti marziali, aggredisce un vigile di Artena che gli chiede di indossare la mascherina. Belleggia non è da meno: gli basta poco per alzare le mani, tanto che è proprio lui a scatenare la rissa mortale. I fratelli Bianchi, poi, non si fermano davanti a nessuno. Apre un nuovo bar in paese, loro si presentano per chiarire: «Qui comandiamo noi», urlano sbeffeggiando il proprietario e bersagliandolo di sputi. Credono di essere dentro una serie tv. Scimmiottano i boss di Ostia e di Gomorra, ripetono a pappagallo le strofe dei trapper. Le più cattive se le tatuano sul corpo, dal collo alle caviglie. Le altre le mettono sui social: «Essere maledetto mi benedice», scrive Gabriele.

La polizia postale, intanto, ha individuato e denunciato l'hater che ha postato su un falso profilo Fb «Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzé. Siete degli eroi». È uno studente 23enne di Treviso, origini campane, fermato in un albergo di Firenze.

Esperto informatico, aveva utilizzato un profilo fake, Manlio Germano di Latina, come il sottosegretario interpretato da Claudio Amendola nel film Caterina va in città. Un'indagine complessa per la postale di Roma: l'haker era riuscito a far «rimbalzare» il suo indirizzo Ip dall'Indonesia alla Romania. Da Palo Alto, California, i dati che l'hanno inchiodato.

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