Qatargate

Le trame del dem Cozzolino che conducono al Marocco

Il deputato Ue prese il posto di Panzeri alla guida della commissione Maghreb. Con l'ok del gruppo Socialista

Le trame del dem Cozzolino che conducono al Marocco

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Ma chi nominava il presidente della commissione sul Maghreb del Parlamento europeo? Il Parlamento o la lobby «Fight Impunity»? È una domanda che diventa ingombrante in queste ore, dopo che il deputato dem Andrea Cozzolino è stato fermato a sorpresa dalla Procura di Bruxelles lunedì sera, e chiuso per tutta la notte in una cella di sicurezza. Ieri Cozzolino, dopo un doppio interrogatorio con gli inquirenti che lo accusano di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio per il suo ruolo nel Qatargate, sperava almeno nei domiciliari: niente da fare, altra notte in guardina. Il suo arresto segna un piccolo, significativo record: Cozzolino è il secondo presidente di fila della commissione Maghreb a finire agli arresti. Perché il presidente della commissione prima di lui si chiamava Antonio Panzeri: proprio lui, l'ex sindacalista milanese eletto a Bruxelles nella file del Partito democratico, inventore della lobby occulta che tramava per i governi del Qatar e del Marocco. La lobby di cui ora è accusato di fare parte anche Cozzolino.

Nel 2019 l'inventore della lobby, Panzeri, non viene rieletto, e si trasforma in lobbista a tempo pieno. Però c'è da rimpiazzarlo alla testa della Commissione, e per il clan di Panzeri è essenziale che in quel posto vada un uomo fidato. E il 26 settembre 2019 la missione è compiuta: alla presidenza viene eletto proprio lui, Cozzolino, che da Panzeri ha ereditato non solo i contatti ma anche l'assistente parlamentare, quel Francesco Giorgi che finirà poi anche lui in cella per il Qatargate. A designare Cozzolino come presidente è il gruppo dei Socialisti&Democratici, lo stesso di cui faceva parte anche Panzeri. E dove l'attivismo parallelo dell'ex sindacalista milanese non era passato inosservato. «Molti qui si domandavano cosa facesse Panzeri nei corridoi», dirà dopo l'esplosione dello scandalo un vip del gruppo di sinistra.

La nomina di Cozzolino al posto di Panzeri è dunque una operazione nel segno della continuità, un passaggio di testimone tra due che la pensano allo stesso modo. Oltretutto, un banale principio di rotazione avrebbe sconsigliato di mettere alla presidenza un altro italiano. Così diventa inevitabile interrogarsi sul perché il gruppo S&D abbia puntato nel settembre 2019 decisamente sul piddino napoletano, che nei cinque anni precedenti - quando era vicapodelegazione a Bruxelles - era intervenuto con i suoi comunicati stampa praticamente su tutto, dai rifiuti ai traghetti alla mozzarella sulla pizza, ma mai una volta sul Maghreb. Un bel mistero, quella nomina.

Di certo c'è che insieme alla poltrona Cozzolino eredita da Panzeri, secondo gli inquirenti belgi, anche i contatti con il Marocco, uno dei due governi che finanziano la Ong «Fight impunity», dietro cui si muove la lobby occulta. Gli inquirenti indagano sui contatti tra Cozzolino e Abderrahim Atmoun, il diplomatico marocchino che tiene i contatti con la lobby: e di cui, dopo essersi pentito, Panzeri ha detto «Atmoun mi ha chiesto di anticipargli diecimila euro per Cozzolino, e io l'ho fatto». Non sono gli unici quattrini che viaggiano, la socialista greca Eva Kaili dice che Giorgi approfittava della sua casa, protetta da immunità parlamentare, per tenerci i soldi di Panzeri e di Cozzolino.

Possibile che della continuità, della comunanza di intenti tra i due dem italiani il gruppo S&D non si fosse reso conto? Eppure i segnali non mancavano, a partire dal clamoroso messaggio inviato da Cozzolino all'intero gruppo parlamentare in occasione del voto su un altro paese cliente della lobby, il Qatar, per invitare i compagni a votare contro la risoluzione che accusava il regime di Doha di avere ottenuto a suon di tangenti i Mondiali di calcio. «Il Parlamento europeo non può accusare un paese senza le prove provenienti dalle autorità giudiziarie competenti», scrisse il garantista dem.

Eppure perché venisse costretto a dimettersi dal gruppo S&D c'è voluto l'avviso di garanzia.

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