Il trasporto pubblico è un fattore determinante nella risalita del contagio. Che bus, treni e metro fossero veicoli di diffusione del virus era una banalità. Non per il governo Conte, che dal mese di aprile, tra un Dpcm e l'altro, ha fatto poco, quasi nulla, per neutralizzare i focolai sui mezzi pubblici.
Un fallimento certificato in una nota del Comitato tecnico scientifico che evidenzia come - «un'importante criticità sia rappresentata dal trasporto pubblico locale che non sembra essersi adeguato alle rinnovate esigenze, nonostante il Cts abbia evidenziato fin dallo scorso mese di aprile la necessità di riorganizzazione, incentivando una diversa mobilità con il coinvolgimento attivo delle istituzioni locali e dei mobility manager».
L'unica risposta messa in campo dall'esecutivo è stata la riduzione della capienza dei mezzi di trasporto. Provvedimento che non ha impedito di assistere alle scene dei binari e vagoni affollati a Napoli o nelle metro di Milano e Roma. Andavano attivate corse supplementari. Ma non è stato fatto. Andavano sperimentate nuove formule di mobilità (incentivi ai trasporti privati). Ma non è stato fatto. Andavano stanziati fondi per acquistare nuovi treni e bus. Ma non è stato fatto.
E ora il risultato è scontato: il virus corre veloce sui mezzi di trasporto. Tanto veloce che in Campania il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha disposto la chiusura delle scuole, non per il numero dei contagiati nelle aule, per decongestionare gli assembramenti sui mezzi di trasporti.
Al Comitato tecnico scientifico replica il ministro dei Trasporti Paola De Micheli: «Tutti gli studi internazionali sostengono che il contributo all'epidemia è bassissimo, ed e' pari all'1.2%. Se parliamo di trasporto pubblico locale, dove si resta poco tempo, il rischio si abbassa ulteriormente. Le aperture del trasporto dal 18 maggio sono state governate da un calcolo preventivo di flussi e abbiamo portato la capienza all'80%. Il risultato del primo monitoraggio ci ha detto che negli orari di punta non superiamo il 70-75% ma visivamente, e giustamente, l'80% significa cinque persone per metro quadro». Si difende. Ma riconosce ritardi e errori perché apre all'utilizzo di bus turistici per alleggerire il trasporto pubblico. Perché non è stato fatto prima? Un'ammissione di colpa. «Rassicurazioni che non bastano», precisa Italia Viva.
«Mi spiace, ma sul trasporto pubblico locale le rassicurazioni non bastano e servono gli interventi tempestivi che abbiamo chiesto», tuona Luciano Nobili, capogruppo di Iv in Commissione Trasporti della Camera. E Forza Italia attacca: «Sono mesi che lo diciamo ad alta voce, che facciamo decine di interventi, che proponiamo emendamenti e che mettiamo in allarme il Governo sulla situazione del trasporto pubblico dopo aver incontrato, ascoltato e raccolto le istanze del settore. L'esecutivo ha sempre fatto orecchie da mercante e oggi, all'improvviso, si sveglia e riconosce che la sola soluzione per risolvere il problema dei trasporti, soprattutto in ambito scolastico, può essere un accordo tra le aziende del trasporto pubbliche e quelle private. Sembra la scoperta dell'acqua calda, ma ne prendiamo atto», commentano le senatrici di Forza Italia Roberta Toffanin e Alessandra Gallone.
Il trasporto pubblico fa litigare governo,
Comitato tecnico e alleati. In attesa delle nuove disposizioni, che si limiteranno a interventi sulla capienza, i mezzi pubblici restano un buco nero nei piani di contenimento della pandemia. Ma non per il ministro De Micheli.
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