Coronavirus

"Usciamo dall'epidemia grazie a vaccini e carta verde. La strada giusta da seguire è quella della gradualità"

Il direttore sanitario dello Spallanzani: gli italiani hanno capito che immunizzarsi è l'unica via per fermare il virus. La situazione resterà sotto controllo se non faremo gli errori di altri Paesi

"Usciamo dall'epidemia grazie a vaccini e carta verde. La strada giusta da seguire è quella della gradualità"

«Abbiamo una quarantina di ricoveri Covid in area medica e 7 in intensiva. L'anno scorso erano il doppio e i dati erano in crescita mentre ora la curva vira decisamente in discesa. E i malati Covid in intensiva sono qui da mesi». Un quadro decisamente rassicurante quello dipinto da Francesco Vaia, direttore sanitario dell'Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma, avamposto cruciale nella lotta al Covid sia sul fronte clinico sia su quello della ricerca.

Professore l'obbligo di green pass ha centrato l'obiettivo?

«Oggi siamo in questa situazione grazie al vaccino, alla scienza. Il green pass è stato ingiustamente e impropriamente visto come una coercizione. Non è così: il pass è uno strumento utile, una misura di salvaguardia».

Sono in aumento anche le prime dosi.

«Stiamo uscendo dall'epidemia grazie da un lato alla scienza che ha messo a punto vaccini efficaci in tempi strettissimi e dall'altro ai milioni di italiani che si sono vaccinati perché hanno capito che questa è l'unica via per fermare il virus. Anche gli studi più recenti dimostrano come i vaccinati possono trasmettere il Covid ma hanno una carica virale talmente bassa che in ogni caso non ci si ammala».

Pensa bisognerebbe riconoscere anche lo Sputnik?

«Non vanno scavalcate le agenzie che autorizzano i farmaci ma si deve trovare una soluzione anche provvisoria per quei lavoratori che si sono vaccinati all'estero. Per San Marino è stata decisa la proroga, penso si possa fare lo stesso per i diplomatici e i collaboratori familiari».

Come giudica chi scende in piazza contro il green pass e la vaccinazione?

«Tutti i cittadini hanno diritto di protestare in modo civile per difendere le proprie idee. Ma il fatto che tu non vuoi vaccinarti non può ricadere in modo negativo sugli altri. Io sono vaccinato ed ho diritto di andare al cinema, allo stadio o a teatro con la certezza che chi sta vicino a me è protetto nello stesso modo. La libertà di non vaccinarsi non può mettere a repentaglio la salute degli altri».

La diffusione del coronavirus resta contenuta anche dopo la riapertura delle scuole

«É la dimostrazione di quello che ho sempre detto: se si vaccinano tutti gli adulti, i professori ed il personale amministrativo insieme agli studenti sopra i 12 anni comunque la situazione resterà sotto controllo. Non sono un pediatra e non escludo il vaccino per i più piccoli ma non ritengo urgente immunizzare anche gli under 12».

Gli esperti raccomandano di portare la vaccinazione almeno al 90% della popolazione.

«Certo l'ideale sarebbe il 100% ma ritengo non si debba rincorrere un numero magico, ricadendo nell'ansia e nella paura. Credo che l'Italia abbia indicato quale deve essere la strada da seguire: gradualità, aperture progressive, cautela. Teniamo ancora la mascherina quando siamo al chiuso con persone che non conosciamo, manteniamo se necessario il distanziamento. Aprire tutto senza limiti è un errore e basta guardare all'Inghilterra per capire che la chiave della ripartenza è la gradualità. Altrimenti si torna indietro come nel gioco dell'oca».

Terza dose per tutti?

«Giusta la dose aggiuntiva per i fragili.

Ma dobbiamo sostenere l'alternativa per chi non risponde al vaccino ovvero gli anticorpi monoclonali messi a punto dallo Spallanzani insieme con il team di Rino Rappuoli».

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