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"Uso privato dell'auto blu", divieto di dimora per Miccichè

Il deputato regionale siciliano indagato per truffa e peculato. Lui si difende: "Ho sempre agito con rigore, sono pronto a chiarire"

"Uso privato dell'auto blu", divieto di dimora per Miccichè

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Trentatré volte avanti e indietro da Cefalù a Palermo. A bordo dell'auto blu, collaboratori e familiari impegnati secondo la procura in missioni non proprio istituzionali: trasporto, anzi asporto di due teglie di pasta al forno per il compleanno dell'ex ministro, e poi visita del gatto dal veterinario, derattizzazione, perfino consegna di un bidone di benzina alla moglie rimasta in panne con l'auto.

L'autista, impassibile, eseguiva, Giànfranco Miccichè (nella foto), vecchia gloria della politica siciliana, oggi deputato del parlamento siciliano, dirigeva il traffico dalla sua abitazione di Cefalù.

La procura di Palermo contesta all' ex presidente dell'assemblea regionale siciliana il peculato, la truffa e le false attestazioni. Contemporaneamente, gli è stata notificata la misura del divieto di dimora a Cefalù.

«Io e il mio staff abbiamo sempre lavorato e agito con la massima trasparenza e rigore - replica lui - Sono pronto a chiarire davanti agli organi competenti». Ma per il giudice che lo indaga, Miccichè aveva «una visione arbitraria e del tutto personalistica dell'autovettura».

E l'autista, Maurizio Messina, dipendente dell'Ars pure indagato per truffa, si prestava di volta in volta a sostenere la parte del conducente, del corriere, del portaordini, del trasportatore. Il tutto in un quadro a dir poco desolante, caratterizzato da un costante piegamento all'assolvimento di interessi del tutto privati di un bene in dotazione a una pubblica amministrazione.

Fra l'altro, sono agli atti 209 ore in cui Messina risultava alla guida, ma in realtà era con amiche o a giocare al Bingo.

L'inchiesta è nata perché l'auto blu trasportava la cocaina destinata a Miccichè e lui stesso era stato fotografato sul sedile mentre andava comperare la droga a Villa Zito, famoso ristorante di Palermo.

L'anno

scorso Mario Di Ferro, il gestore del locale, era stato infatti arrestato per spaccio. L'indagine non si è più fermata e avrebbe documentato le trasferte per esigenze familiari e i viaggi fantasma che non ci sono mai stati.

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