Guerra in Ucraina

Il vertice Nato e il contro summit filo russo "L'Alleanza non decide il destino europeo"

Bucarest, incontro dei 9 Paesi orientali. Erevan, riunione del gruppo "Csto". A Mosca colloquio tra l'ambasciatore Usa Sullivan e il viceministro Ryabkov

Il vertice Nato e il contro summit filo russo "L'Alleanza non decide il destino europeo"

C'è un primo contatto tra russi e americani. Non ai massimi livelli e forse senza nemmeno parlare di Ucraina. Ma è comunque un segnale positivo sulla difficile strada delle trattative per salvare l'Ucraina dalla guerra. Ieri il viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha incontrato l'ambasciatore Usa a Mosca John Sullivan. «Le parti - fa sapere il ministero degli Esteri di Mosca citato dalle agenzie russe - hanno discusso alcune questioni dell'agenda bilaterale». Nessun riferimento all'Ucraina.

Passi avanti che incoraggiano ma non illudono. Il ministro degli Esteri di Mosca, Serghei Lavrov, è ancora durissimo: «È diventato chiaro a tutti che la Nato non può più determinare il destino dell'Europa. Abbiamo proposto alla Nato un dialogo, un meccanismo di cooperazione, ma è stato rifiutato. Siamo aperti al dialogo ma il tango si balla in due». Le frasi danzerecce arrivano da Erevan, capitale dell'Armenia, dove ieri si è tenuto il summit dei ministri degli Esteri dei Paesi che aderiscono all'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), che raggruppa gli Stati nell'orbita di Mosca, per lo più ex repubbliche sovietiche, che Mosca punta a rafforzare come bilanciamento all'Alleanza atlantica. «Ma non a tutti piace lo sviluppo di questa organizzazione», dice Lavrov facendo ancora riferimento alla Nato. Il summit mirava a ricucire i rapporti tra Mosca e i suoi vicini dell'Asia centrale a cui non è piaciuta l'invasione dell'Ucraina. Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan (oltre a Uzbekistan e Turkmenistan), per esempio, non si sono schierate al fianco della Russia all'Onu quando a inizio marzo sono state votate due risoluzioni di condanna alla guerra. Fondata nel 1992, per 30 anni la Csto è rimasta un'alleanza pacifica che conduce regolari esercitazioni militari e non aveva mai schierato le proprie truppe in nessuna missione, fin quando a gennaio il capo di Stato kazako, Kassym-Zhomart Tokaev, si era appellato proprio alla Csto per chiedere l'invio di truppe russe in Kazakistan per sedare il golpe guidato dall'ex presidente Nazarbayev che non voleva lasciare il potere.

A 2mila chilometri di distanza, a Bucarest, in Romania, nelle stesse ore si teneva il vertice dei cosiddetti «nove di Bucarest», i Paesi del «fianco orientale» dell'Alleanza atlantica, nel quale si è discusso, alla presenza del segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, di aiuto militare e umanitario all'Ucraina. La Polonia in particolare ha appena firmato un accordo da 650 milioni di dollari per la fornitura di obici, ma già in precedenza aveva fornito aiuti per oltre 1,73 miliardi. I «nove di Bucarest» comprendono Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia, hanno adottato una dichiarazione congiunta in 11 punti nella quale «condannano fermamente l'aggressione non provocata e ingiustificata della Russia contro l'Ucraina, invitano la Russia a ritirare le sue forze dal territorio ucraino e affermano, ulteriormente , la necessità di rafforzare, «in modo significativo, la posizione di deterrenza e difesa della Nato». Il B9, nato informalmente nel luglio 2014 a Varsavia, in piena crisi dovuta all'invasione della Crimea da parte della Russia, si è istituzionalizzato solo a fine 2015 nella capitale romena.

Nei prossimi giorni ci saranno anche incontri che decideranno dell'invio di armi in Ucraina, anche di quelle italiane .

Il punto su necessità e disponibilità, sulla base dell'andamento del conflitto, sarà fatto la settimana prossima (il 15 e 16 giugno) a Bruxelles nel corso della ministeriale Difesa della Nato e della terza riunione del Gruppo di contatto per l'Ucraina, guidato dagli Usa col segretario della Difesa Lloyd Austin: si tratta dei Paesi che stanno sostenendo la resistenza di Kiev contro l'invasione.

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