Politica

Violenza online sui minori: una legge per mettere un argine

Alla presenza del ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, presentate le proposte di riforma normativa di Terre des Hommes per la protezione dei bambini dalle forme di violenza online

Violenza online sui minori: una legge per mettere un argine

In un'epoca in cui tutto avviene su Internet c'è un numero significativo di ragazzi che ha paura del web, sentendosi poco protetto. Le leggi vigenti evidentemente non sono del tutto adeguate, tenuto conto che tra il 2016 e il 2021 l'80% dei procedimenti penali per discorsi di odio è finito con l'archiviazione o l'assoluzione. Per venire incontro a questa più che legittima richiesta di protezione l'associazione Terre des Hommes ha presentato una serie di proposte di riforma, nel corso di un convegno alla presenza del ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. L'obiettivo è rendere più effettiva la difesa delle giovani vittime di reati informatici e proteggere, quindi, centinaia di bambini e adolescenti.

Ministro Elena Bonetti


Dati preoccupanti

Da una ricerca della World Wide Web Foundation emerge che il 52% delle adolescenti e giovani donne di 180 Paesi presi in esame ha subito molestie e abusi online. In Italia l’Osservatorio indifesa, condotto ogni anno da Terre des Hommes e OneDay Group, conferma che sette ragazzi su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro quando navigano in rete; sono soprattutto le ragazzine le più spaventate. Diffamazioni, hate speech, sfide pericolose on line sono sempre più frequenti, causando sofferenza, dolore e in alcuni casi conseguenze irrecuperabili per le vittime. L’ultimo caso ha coinvolto un quattordicenne, che si è gravemente ustionato mentre partecipava ad un'assurda sfida "challenge" sui social network. Fenomeni come questi, purtroppo, sono sempre più difficili da individuare e persino da punire.

L'Italia si è dotata di alcune leggi, ma siamo ancora lontani dal garantire la punibilità dei colpevoli. Dal 2016 al 2021, come dicevamo, l’80% dei procedimenti penali per discorsi di odio è finito con archiviazione o assoluzione. Proprio per cercare di ridurre questa gigantesca area di impunità sono state avanzate delle modifiche alle norme vigenti tese a garantire a chi subisce comportamenti illeciti online una tutela più forte e la possibilità di ottenere giustizia, vedendo riconosciuti (in concreto) i propri diritti.

Alcune proposte di riforma

Ecco cosa prevedono le proposte avanzate durante la conferenza tenutasi oggi a Roma, elaborate da un team di esperti legali:

1) Istituire, come prestazione obbligatoria delle piattaforme, un contatto telematico con cui chiunque possa notificare la presenza sulla piattaforma di contenuti ritenuti illegali o inviare qualsiasi altra comunicazione di natura legale. Le notifiche e le comunicazioni inviate al contatto telematico devono essere considerate idonee e sufficienti per la formale messa a conoscenza dei contenuti segnalati;
2) Rendere effettivamente perseguibile l’autore del reato, identificandolo nei casi previsti dalla legge. La collaborazione con le autorità procedenti dovrà essere obbligatorio per le piattaforme, prevedendo sanzioni amministrative in caso di inadempimento;
3) Individuare con certezza, anche per i reati commessi via social, la relativa giurisdizione, considerando il reato commesso nel territorio dello Stato dove la persona offesa abbia la residenza, la dimora o il domicilio;
4) Individuare con certezza la competenza territoriale dei reati commessi attraverso la rete, come previsto per quelli commessi attraverso
trasmissioni televisive o radiofoniche: la competenza dovrà essere determinata con riferimento al luogo di residenza della persona offesa dal reato;
5) Istituire un’Autorità Garante dei diritti degli utenti della Rete e di Protezione dei Minori, necessaria a rendere più effettiva la protezione dei minori nei casi in cui esiste oggi un vuoto di tutela. Il Garante dovrà assicurare una presa in carico veloce delle segnalazioni, permettendo
una rimozione tempestiva dei contenuti illeciti, senza costi per gli utenti e sanzioni amministrative in caso di inadempimento.

Che poteri avrebbe l'Autorità Garante?


L’Autorità avrebbe alcuni importanti poteri d'intervento:
1) Imporre tempi certi per la rimozione (massimo 48h) anche nei casi di sfide on line pericolose, fake news diffamatorie e/o pericolose e altro;
2) Prevedere sanzioni amministrative in caso di inottemperanza, sulla base di quanto previsto dal Dsa (Digital Services Act);
3) Interloquire coi social network e/o rapportarsi col coordinatore dei servizi digitali previsto dal Dsa;
4) Verificare gli obblighi di due diligence in capo ai social network, già previsti dal Dsa, tra cui:
a) Verifica dell'età;
b) Analisi rischio per utenza vulnerabile;
c) Aggiornamento costante delle misure di protezione dell’utenza a rischio, secondo fasce età;
d) Valutazione di impatto annuale su misure adottate per tutelare i minorenni da pericoli online.

Le decisioni dell'Autorità Garante sarebbero impugnabili davanti all’autorità giudiziaria (con la garanzia di un rapido accesso alla tutela cautelare monocratica o collegiale), proprio come avviene per i provvedimenti dell’Agcm, dell’Agcom e dell’Arera.

Il racconto del padre di un 14enne vittima di una "sfida"

Ramon Maj è il padre di Igor, un quattordicenne vittima di una terribile sfida, Black out game. "Igor, come tanti ragazzi, amava le sfide ed io, appassionato di montagna e arrampicata, cercavo di “canalizzare” questa sua necessità in questo sport. Io non gli ho mai negato/proibito di farle, però lo ho sempre indirizzato sul come farle e sul non farle da solo e pensavo (evidentemente sbagliando) che lui avesse capito, che avesse gli strumenti per valutare. E invece proprio la cosa più pericolosa l'ha fatta da solo, senza chiedere e senza confrontarsi e l'ha sbagliata. È stato molto stupido e molto sfortunato. Il risultato è che lui non c'è più, ha distrutto il suo futuro e tutta la nostra famiglia che non sa come andare avanti. Tutto questo non lo dico per indurvi a 'spegnere' il bisogno degli adolescenti di sfidare la paura, perché è quello che anima ogni persona. Il messaggio che voglio portare ai ragazzi è 'non affrontatelo da soli'. Cercate il confronto reale di un amico, di un gruppo, persino di un rivale, ma non restate soli. E non confondete il web come un compagno, perché sarà solo lui a confondere voi. In questo ambito si inserisce questa iniziativa di Terres des Hommes che va nella direzione di portare degli strumenti in ausilio a famiglie ed educatori".

Tutti gli interventi

La conferenza, che si è svolta nella Sala monumentale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata moderata dal giornalista Beppe Severgnini. La responsabile Advocacy di Terre des Hommes, Federica Giannotta, ha parlato dell'impegno della propria organizzazione contro la violenza sui bambini e online. Matteo Giacomo Jori, professore di Diritto digitale all'Università degli Studi di Milano, si è soffermato sui social network e la protezione dei bambini, evidenziando le criticità degli attuali processi di tutela e prospettive migliorative.

Luca Luparia, professore ordinario di Diritto processuale penale (Università degli studi di Milano), ha parlato di tutela delle vittime e obbligo di indagini penali effettive, tenendo conto anche dei moniti dell’Europa all’Italia.

Giacomo Lev Mannheimer, Head of government affairs and public policy di TikTok, ha portato la voce del social network che sta spopolando sempre più tra i giovanissimi. Presente anche la voce di Meta con Costanza Andreini, public policy manager.

L'avvocato Marisa Marraffino, esperta in reati informatici, si è soffermata sul tema "quale difesa effettiva oggi per i minori vittime di reato on line? Un caso studio e le proposte di riforma di Terre des Hommes".

Toccante la testimonianza video di Ramon Maj, un padre che ha perso il figlio in una sfida letale su YouTube.

Gian Marco Baccari, professore associato di Diritto processuale penale (Università di Siena), ha spiegato vari aspetti interessanti su "challenge e insidie via social, come arginare i rischi".

Molto illuminante anche l'intervento della dottoressa Lillini, direttore II Divisione della Polizia Postale, che ha spiegato come "rafforzare le segnalazioni delle vittime di violenza online".

Sul lato politico, l'on. Paolo Siani, vicepresidente Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, si è soffermato sull'impegno della Commissione Bicamerale Infanzia nel contrasto alla violenza online sui bambini. Mentre l'on. Vincenzo Spadafora, membro della VII Commissione Permanente (Cultura, Scienza e Istruzione), ha fatto un intervento sulla tutela dei minori dalla violenza online e la centralità nelle politiche dell’infanzia.

L'auspicio è che le interessanti proposte presentate nel corso di questa conferenza non restino lettera morta e fungano invece da stimolo, per la classe politica del nostro Paese, affinché venga posto un argine al dilagare di reati sempre più gravi che rovinano l'esistenza dei nostri ragazzi.

Ne va del nostro futuro.

Rivedi la conferenza

Commenti