Violenze sui bimbi di Bibbiano. "Processate il sindaco dem"

A Carletti contestati abuso d'ufficio e falso ideologico. Chiesto il rinvio a giudizio per altri 23 indagati

Violenze sui bimbi di Bibbiano. "Processate il sindaco dem"

C'è anche il sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, tra le 24 persone per cui la Procura di Reggio Emilia ha chiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'inchiesta «Angeli e Demoni» sugli affidi illeciti in Val d'Enza. Uno dei capitoli più brutti della storia di un'Italia in cui i bambini dovrebbero essere tutelati e, invece, venivano strappati alle famiglie con scuse e sotto violenza psicologica. I testimoni citati dall'accusa sono 155, le parti offese 48, tra cui i Comuni di Gattatico e Montecchio, l'Unione dei Comuni della Val d'Enza, il ministero della Giustizia e la Regione Emilia Romagna.

Oltre al sindaco, per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per reati legati alla sua funzione di amministratore e che si era autosospeso dal Partito democratico, risultano imputati, nell'inchiesta condotta dai carabinieri sotto il coordinamento della pm Valentina Savi, altri protagonisti dello scandalo legato a Bibbiano. Tra tutti Federica Anghinolfi, ex responsabile dei servizi sociali dell'Unione Val d'Enza, ma anche la psicoterapeuta Nadia Bolognini e il marito Claudio Foti della Onlus Hansel&Gretel, oltre che l'ex sindaco di Montecchio Paolo Colli e la funzionaria del Comune di Reggio Daniela Scrittore. Per Carletti i reati contestati sono l'abuso d'ufficio e il falso ideologico, per aver affidato il servizio della psicoterapia al personale di «Hansel&Gretel» «senza procedura pubblica» e per aver fatto attestare il falso all'Unione dei Comuni negli anni che vanno dal 2016 al 2018. Il sindaco aveva vinto il ricorso al Tribunale del Riesame e aveva ottenuto la revoca del provvedimento dei domiciliari.

Per tutti gli altri si parla, a vario titolo, di abuso d'ufficio, peculato d'uso, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l'altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. A gennaio la Procura aveva notificato a 25 persone la chiusura delle indagini, quindi la posizione di uno degli indagati sarà sicuramente archiviata. L'inchiesta era però partita con 27 nomi su cui i carabinieri hanno fatto approfondimenti, alcuni dei quali hanno chiarito le loro posizioni. Agli atti, nell'inchiesta, restano le tremende violenze psicologiche subite dai bambini, allontanati dalle famiglie d'origine dopo un lavaggio del cervello che li convinceva di aver subito molestie anche sessuali. Ma anche una chat in cui è palese che ai minori non venivano fatti arrivare i regali delle famiglie naturali e che venivano convinti che i genitori li disconoscessero e non li volessero più.

Un'inchiesta che ha sconvolto l'Italia e che ha fatto iniziare una dura battaglia politica anche da parte del centrodestra che da mesi chiede giustizia. «La nostra battaglia per chiedere verità e giustizia - ha commentato la leader di Fdi Giorgia Meloni - non era campata in aria. La sinistra ha tentato in tutti i modi di minimizzare e insabbiare lo scandalo». E la capogruppo al Senato di Fi, Anna Maria Bernini: «La notizia della richiesta di rinvio a giudizio è positiva. Sui fatti di Bibbiano abbiamo bisogno di verità e giustizia». Il leader della Lega Matteo Salvini ha aggiunto: «Non era un raffreddore, dal Pd e dintorni dovrebbero farsi un esame di coscienza per l'arroganza e la superficialità con cui hanno liquidato il dolore di troppe famiglie».

L'udienza per i rinviati a giudizio è stata fissata per il prossimo 30 ottobre. Il legale della Aghinolfi ha chiarito: «Potrà esercitare appieno il suo diritto di difesa. Questo avverrà finalmente davanti a un giudice in Tribunale e non in piazza o sul web, come purtroppo è accaduto sino ad ora».

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