Guerra in Ucraina

Ma Zelensky sfida lo zar: "Non lascio il nostro Paese. Difenderemo la nazione"

E ora nessuno che rida più ascoltando le parole di Volodymir Zelensky, probabilmente il comico più solo del mondo.

Ma Zelensky sfida lo zar: "Non lascio il nostro Paese. Difenderemo la nazione"

E ora nessuno che rida più ascoltando le parole di Volodymir Zelensky, probabilmente il comico più solo del mondo. Nascosto in un bunker sua Kiev, consapevole di essere l'obiettivo numero uno («e la mia famiglia quello numero due») della furia gelida e mistica di Vladimir Putin, il presidente ucraino comunica con il mondo attraverso dei filmati emotivi e lugubri, caricati sul sito del governo ucraino o sulle sue pagine social. Nessuna giacca, nessuna cravatta, rimaste chissà dove nel corso di una fuga precipitosa, Zelensky indossa una felpa verde militare che lo fa sembrare un nerd che ha trascorso la notte a giocare con la Playstation. Davanti alla telecamera l'uomo che ha trasformato la fiction in realtà, diventando davvero quel presidente che nella serie tv «Sluha Narodu» («Servitore del popolo») veniva eletto quasi per caso, probabilmente per la prima volta rimpiange di non essere solo il personaggio di una sceneggiatura. «Questa potrebbe essere l'ultima volta che mi vedete vivo», singhiozza durante una videoconferenza notturna con i leader europei. Del resto in questo venerdì un po' mélo e molto drammatico, Zelensky mischia retorica e verità, come il suo passato da attore lo incoraggia a fare. Come quando bacchetta i suoi alleati occidentali: «Ci avete lasciati da soli a combattere».

Zelensky è il presidente combattente di uno Stato che ha il fiato corto. Parla al telefono per quaranta minuti con il presidente americano Joe Biden ma non riesce a scambiare una parola con l'uomo con cui vorrebbe comunicare, colui che vuole schiacciarlo come una blatta. Vladimir Putin con lui non vuol parlare, come se non esistesse. Anche Emmanuel Macron prova a intercedere ma lo Zar non sa o non risponde: «Ho avuto uno scambio rapido, franco e diretto con il presidente Putin su richiesta di Zelensky - racconta il presidente francese - per chiedere la fine dei combattimenti e la possibilità di un colloquio tra il presidente ucraino e Putin. Zelensky non riusciva a contattarlo e io ho portato questo messaggio. Non ha avuto effetti, Putin ha scelto la guerra». Ma l'ex comico non si rassegna, convinto che «prima o poi la Russia dovrà parlare con noi. Dovrà parlare di come possiamo porre fine ai combattimenti e fermare l'invasione. Prima inizia questa conversazione, minori saranno le perdite per la Russia stessa». Zelensky sembrerebbe disposto a riconsiderare quella neutralità dell'Ucraina che, quando gli era stata prospettata da Putin, aveva rifiutato sdegnosamente.

Un uomo solo, nemmeno più al comando. Che elogia le sue forze armate, che «fanno tutto il possibile» per difendere il Paese». Rincuora il suo popolo per l'«eroismo dimostrato». Strizza l'occhio «ai cittadini della Federazione Russa che stanno uscendo per protestare: vi vediamo. E questo significa che ci avete ascoltato. Questo significa che credete in noi. Combattete per noi. Combattete contro la guerra». Scuote l'Occidente intorpidito, chiedendo «una coalizione contro la guerra», invitando il premier inglese Boris Johnson a rafforzare le sanzioni contro Mosca, poi rivolgendosi direttamente al popolo europeo: «Se avete esperienza di combattimenti in Europa e non volete stare a guardare l'indecisione dei politici, potete venire nel nostro Paese e unirvi a noi nella difesa dell'Europa». L'unico momento in cui sembra ritrovare il sarcasmo che lo ha reso celebre, è quando risponde al premier italiano Mario Draghi, che si lagna di averlo cercato e di non aver ricevuto risposta: «La prossima volta cercherò di spostare l'agenda bellica per parlare con Mario Draghi a un'ora precisa», twitta acido.

Nel tardo pomeriggio nuovo videomessaggio. Zelensky è all'esterno, stavolta, circondato da esponenti del governo, tutti in mimetica. «Siamo qui. Siamo a Kiev. Difendiamo l'Ucraina, la nostra indipendenza», scrive il presidente. E in effetti il video sembra proprio girato in una strada di Kiev non lontana dal palazzo presidenziale.

Ma Zelensky è braccato e potrebbe anche cedere alle istanze di chi lo vorrebbe lontano di Kiev, magari a Leopoli, al confine con la Polonia, più vicino a quell'Europa che Zelensky e molti ucraini vedono come un miraggio. Oppure in esilio all'estero, magari nella stessa Polonia. Ma sono ipotesi. La cruda realtà è fatta di bombe che esplodono vicino, di felpe verdi e video sempre più angoscianti.

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