Guerra in Ucraina

Zelensky vittorioso (per ora) sulla carta. E il Papa denuncia. "È la nuova Shoah"

"La scelta di quest'anno è stata la più chiara a memoria d'uomo"

Zelensky vittorioso (per ora) sulla carta. E il Papa denuncia. "È la nuova Shoah"

«La scelta di quest'anno è stata la più chiara a memoria d'uomo». Così i vertici del magazine americano Time hanno commentato la decisione di attribuire al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e allo spirito dell'Ucraina, il titolo di persona dell'anno 2022. Un riconoscimento simbolico, a pochi giorni dal medesimo deciso dal Financial Times, che premia un personaggio che è diventato simbolo di un paese martoriato da un'invasione che ha gettato l'Europa in un incubo che sembrava finito 75 anni fa.

E meno male che quest'anno il magazine non ha avuto dubbi. Sia mai doversi pentire della scelta fatta. Perché a scorrere l'elenco degli insigniti nella storia della rivista, più di qualche dubbio emerge sul premio, anche se il riconoscimento è specificato essere inteso sia nel bene che nel male. Fatto sta che se il primo onore fu riservato all'aviatore Charles Lindbergh nel 1927, insieme a Papi, astronauti, scienziati e personaggi che hanno scritto la storia in positivo, ce ne sono anche altri per così dire dubbi. Nel 1938 il riconoscimento andò a un certo Adolf Hitler. E no, non si tratta di un omonimo del dittatore nazista. Per ben due edizioni, 1939 e 1942, insignito del titolo fu Josip Stalin, non esattamente un modello di pace e tolleranza. Errori, forse, ma anche scarsa lungimiranza, come la doppietta (1971 e '72) per Richard Nixon e più recentemente il titolo del 2007 dedicato proprio a lui, quel Vladimir Putin adesso giustamente additato come l'uomo nero d'Europa. (S)fortuna che, al di là di quella inevitabile residua vanità da attore, Zelensky abbia ben altro a cui pensare. «Il dittatore Putin ha perso. Tuttavia, sta facendo di tutto per garantire che la Russia continui a combattere, solo per non ammettere a se stesso e agli altri che è stato commesso un errore storico. Se la Russia si sente con le spalle al muro, la colpa è solo di Putin», ha detto ieri attaccando il leader del Cremlino che continua a bombardare senza sosta l'Ucraina. Ieri è stata bombardata anche la città di Yampil, nel Donetsk, colpendo i civili che stavano ricevendo aiuti umanitari nella piazza principale. In un raid nel Donetsk, colpiti un mercato e la stazione degli autobus oltre ad alcuni edifici residenziali, 8 vittime il bilancio parziale. E continuano ad essere colpite le infrastrutture energetiche con la capitale Kiev ripiombata nel buio. «È terrorismo. Vogliono congelare la popolazione civile. Vogliono ucciderci», il grido d'allarme del sindaco di Kiev Vitali Klitschko. «In Ucraina si ripete quanto accaduto con lo sterminio degli ebrei. La storia si ripete», ha attaccato Papa Francesco, ribadendo una volta di più chiedendo a gran voce un dialogo che porti alla pace.

Un dialogo sempre più complesso mentre è caos per il ruolo degli Stati Uniti nel conflitto. Il Congresso Usa ha stanziato nuovi aiuti militari per Kiev per almeno 800 milioni di dollari ma dai vertici politici e militari arrivano precisazioni volte ad evitare ulteriori guai, sotto forma di allargamento del conflitto. «Gli Stati Uniti non hanno né incoraggiato né consentito agli ucraini di colpire all'interno della Russia» ha detto il segretario di Stato Antony Blinken. «Siamo impegnati a garantire che gli ucraini abbiamo i mezzi per difendersi e ad evitare ogni escalation della guerra. Noi non li abbiamo incoraggiati a colpire oltre il confine in Russia», ha ribadito il portavoce del Consiglio per la sicurezza John Kirby. Interventi necessari dopo gli attacchi con droni modificati alle basi aeree russe di Ryazan e Saratov e all'aeroporto di Kursk. La paura è quella di un'ulteriore escalation del conflitto con esiti imprevedibili, vedi minacce nucleari di Putin. «La Russia sta cercando di congelare la guerra per permettere alle proprie truppe di recuperare e lanciare poi una nuova e grande offensiva la prossima primavera», ha detto il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. Possibile, probabile. Di questo passo la guerra sembra destinata ad andare avanti ancora a lungo.

E non c'è premio o riconoscimento che tenga.

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