Politica

Procreazione, spot e manifesti: anche i medici vanno in trincea

Indecisi ancora tre italiani su dieci. Gravidanze in lieve calo con la nuova legge

Francesca Angeli

da Roma

La dottoressa Emanuela Lulli non è famosa e non ha il sex appeal di Sabrina Ferilli. E nella foto non indossa un aderente miniabito nero ma un accollatissimo camice bianco con tanto di stetoscopio. Però è una ginecologa, lavora da tanti anni a Pesaro, e in effetti è lecito pensare che sappia qualcosa in più sulla fecondazione assistita e sulla tutela della salute della donna rispetto alla bella attrice. Ed è per questo che il comitato Scienza & Vita, che si batte per l’astensione al referendum sulla legge 40, ha scelto la dottoressa Lulli insieme con altri medici e scienziati come testimonial per i manifesti e gli spot televisivi che difendono la scelta del non voto. Ecco il genetista Bruno Dallapiccola, presidente del comitato, «Io non voto - recita il manifesto - perché sono contrario alle sperimentazione sugli embrioni». Uno stile non aggressivo ma semplice, chiaro, diretto che punta a riportare il dibattito sul referendum nel merito dei quesiti che riguardano la tutela dell’embrione, la diagnosi preimpianto, l’eterologa.
Ma la scienza è divisa di fronte al referendum. Al comitato Scienza & Vita infatti si contrappone il Manifesto dei cento presentato il 18 maggio a Roma e firmato tra gli altri da Renato Dulbecco, Umberto Veronesi, Rita Levi Montalcini e Carlo Flamigni. Tutti hanno dichiarato che voteranno quattro sì per una modifica radicale della legge. La contrapposizione tra i due comitati non è soltanto di natura etica ma scientifica e vede confrontarsi convinzioni diverse rispetto alla natura dell’embrione e al futuro della ricerca. Gli scienziati per l’astensione non condividono ad esempio l’idea che sia necessario sperimentare sulle staminali embrionali. Angelo Vescovi, ricercatore del San Raffaele, ha più volte insistito sulle potenzialità che offre anche la ricerca sulle staminali adulte e quelle che possono essere ricavate dal cordone ombelicale. Non limitare la ricerca dunque, ma indirizzarla sulle staminali adulte in modo da tutelare la vita fin dal suo concepimento.
Un altro punto discordante è proprio quello sull’inizio della vita che molti scienziati fanno coincidere con la coscienza di sé. Non a caso uno degli argomenti a favore del sì, usato molto spesso da Umberto Veronesi, riguarda la cosiddetta morte cerebrale che permette l’espianto degli organi a cuore battente. Se consideriamo morto un essere umano con la fine dell’attività cerebrale, sostiene Veronesi, perché non dovremmo usare lo stesso criterio per l’embrione che è soltanto un ammasso di cellule prima che scatti l’attività cerebrale? Per chi sostiene il sì la legge 40 rappresenta un rischio per la salute della donna e del nascituro perché vieta la diagnosi preimpianto che permette di individuare eventuali malattie genetiche. Per gli astensionisti la diagnosi preimpianto così concepita diventerebbe inevitabilmente l’anticamera della selezione eugenetica aprendo la strada a figli programmati per essere «perfetti».
Man mano che si avvicina la data della consultazione popolare, 12 e 13 giugno, i toni del confronto si fanno sempre più aspri. A dirlo è anche lo scrittore Andrea Camilleri, l’inventore del commissario Montalbano, che annuncia la sua decisione di votare quattro sì criticando però i toni dello scontro. «Vorrei - afferma - ci fossero meno appelli, vorrei un clima differente». I sondaggi dicono che c’è ancora un 30-35 per cento di indecisi che non sa se andrà o no a votare. È per convincere quegli indecisi che in queste ultime ore lo scontro si è spostato, a torto dicono quelli di Scienza & Vita, sul tema dell’aborto. I radicali e i diessini sostengono che la legge 40 è un attacco alla 194. L’articolo 1 che equipara i diritti del concepito a quelli dell’adulto che lo porta in grembo di fatto metterebbe in discussione il principio di autodeterminazione della donna e di conseguenza entrerebbe in conflitto con la 194. Insomma se la legge in vigore non cambia, dicono i promotori del referendum, sarà inevitabile modificare il testo sull’aborto in modo restrittivo. Un’argomentazione strumentale, ribatte Luisa Santolini, anche lei nel comitato Scienza & Vita. «È la solita manovra per depistare e spostare il fulcro del dibattito», denuncia.
Ma come sta funzionando la legge 40? I dati sono ancora parziali ma ieri il ministro per i Rapporti col Parlamento, Carlo Giovanardi, li ha resi noti. Non c’è stata una diminuzione «statisticamente rilevante» delle percentuali di successo delle tecniche di fecondazione assistita.

Le gravidanze per trasferimento embrionale sono passate dal 30,5 al 27,2 ma, più in generale, è troppo presto per poter giudicare.

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