Prodi: "In Europa torna l'Ulivo"

In un'intervista al quotidiano belga Le Soir il Professore rilancia il suo vecchio progetto. "L’esaurimento di quel modello ha significato il crollo dei riformisti e il trionfo di Berlusconi". Bersani: il comunista obbediente. "Ci scommetto": e Dario perde da dieci anni

Prodi: "In Europa torna l'Ulivo"

Bruxelles - A volte ritornano. Anzi, a volte ritorna. Stiamo parlando dell'Ulivo che, ormai secco in Italia, cresce con vigore in Europa con l'alleanza tra Pd e Pse nel nuovo gruppo all’Europarlamento. L'obiettivo è quello di far rivincere la sinistra dopo l'ultima batosta rimediata alle Europee. Il padre fondatore dell'Ulivo, Romano Prodi, torna a farsi sentire rilanciando la propria creatura politica in un’intervista pubblicata dal quotidiano belga Le Soir, a commento dell’inizio dei negoziati fra cristiano-democratici (Cdh), verdi (Ecolo) e Socialisti per il governo della regioni di Bruxelles-capitale e della Vallonia (il Sud francofono del Belgio).

L'Ulivo rinasce in Belgio L’intervista del Professore comincia con una battuta: "Gli ecologisti - dice - hanno ragione a dire che c’è il cambiamento climatico. E' tanto forte che L’Ulivo è seccato in Italia e cresce invece in Belgio!". Secondo l’ex premier italiano "l’alleanza sul modello dell’Ulivo può essere molto preziosa", per le tesi di cui è portatrice: "Protezione dei più deboli, protezione sociale, solidarietà, difesa dell’ambiente, integrazione europea eccetera. Essa è in grado di far vincere i progressisti".

Quei problemi del Pd All’osservazione dell’intervistatore sul sostanziale equilibrio tra le tre componenti dell’alleanza in Belgio (socialista, centrista-democristiana ed ecologista), una situazione molto diversa da quella italiana, il fondatore dell’Ulivo risponde: "È meglio. Questo significa che ciascun partecipante alla coalizione deve anche farsi interprete dei problemi dei suoi partner... In Italia è diverso: si ritrovano le diverse tendenze all’interno dello stesso partito, il Pd, ma in fondo le preoccupazioni sono identiche".

Il crollo dei riformisti L’Ulivo dunque resta per Prodi un modello efficace? "Sì", risponde l’ex presidente della Commissione. E spiega: "L’esaurimento di questo modello in Italia ha segnato il crollo totale delle forze riformiste e il trionfo di Berlusconi: è la prova, per assurdo della sua utilità. E spero che tutto questo (il modello dell’Ulivo ndr.) potrà ricostituirsi da noi, come ho detto, in seno al Partito democratico; che ha bisogno di affermarsi in un grande congresso, al quale io non parteciperò perché non è il mio ruolo, dedicato al suo contenuto programmatico e ai suoi obiettivi. Solo questo - sottolinea Prodi - gli permetterà di conquistare l’Italia".

Primo importante passo in Europa L’ex premier giudica poi "alquanto vana" la polemica attorno al nuovo gruppo dell’Alleanza dei democratici e dei socialisti (Asde) al Parlamento europeo. Secondo lui, la nuova alleanza, "partecipa al grande cambiamento di cui si ha bisogno su scala europea; è un inizio, un buon passo nella giusta direzione".

Il dissenso di Rutelli E quanto al dissenso di Francesco Rutelli, Prodi lo liquida rilevando che "in politica, quando una decisione va nel senso giusto, bisogna essere favorevoli". Secondo Prodi, i riformisti devono impegnarsi per "l’equità sociale, la costruzione europea, gli equilibri economica, sociali, ambientali" con "un accento prioritario sulla ricerca e l’innovazione".

Le sinistre europee E le sinistre europee che non seguono questa strada, osserva l’ex premier, "nei fatti, perdono alle elezioni. È chiaro - aggiunge Prodi - che se avessimo una piattaforma europea sul modello dell’Ulivo, le forze politiche progressiste e riformiste avrebbero altre ’performancè, invece di disperdersi. L’Alleanza dei democratici e dei progressisti è l’embrione di una dinamica»" insiste l’ex presidente della Commissione.

Nuove accuse a Berlusconi L’intervista si conclude con una domanda su Silvio Berlusconi e sul suo partito, che rappresenta un soggetto "molto particolare» in Europa, "una forma di populismo che non ha la preoccupazione dell’impegno europeo, degli squilibri sociali e

che trascura le questioni ambientali... E poi - conclude Prodi - con lui siamo un po' alla democrazia post-moderna, in cui la responsabilità di fronte ai cittadini conta meno della capacità di attrazione mediatica".

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