Cronaca locale

"Mia figlia finirà come Pamela". La protesta: "Zingaretti mi aiuti"

Gloria Deisori è la mamma di Miriam, una ragazza di 22 anni, fragile, affetta da HDHD, ossia con un lieve ritardo mentale, oltre a disturbi del comportamento gravi e un’epilessia parziale. Cerca assistenza ma è abbandonata dalle istituzioni

"Mia figlia finirà come Pamela". La protesta della mamma: "Zingaretti mi aiuti"

“Da oggi con tenda e lettino davanti alla Asl di Tivoli”. A parlare è Gloria Deisori, mamma di Miriam, una ragazza di 22 anni, fragile, affetta da Hdhd, ossia con un lieve ritardo mentale, oltre a disturbi del comportamento gravi e un’epilessia parziale; tutte patologie che non la rendono autonoma. In qualità di suo amministratore di sostegno Gloria da anni cerca per sua figlia una sistemazione terapeutica adeguata e si aspetta dalla politica regionale risposte concrete.

In passato, all'età di 17 anni, Miriam per volontà dell’autorità sanitaria e per esigenze riabilitative era stata inserita in una struttura protetta dove purtroppo fu denunciato uno stupro di gruppo ai danni della giovane, episodio gravissimo su cui la giustizia sta facendo il suo corso. Ma perché giovani con questi disturbi non trovano mai un’assistenza degna del nome? Le istituzioni per lo più non offrono, come avviene nel Lazio, supporti necessari per curare queste disabilità “eccezionali”. Non esistono centri accreditati o cliniche per disabili adulti con disabilità intellettive del genere; non esiste neanche un supporto nel territorio per terapie occupazionali, e questo fa sì che questi ragazzi siano alla mercè di malintenzionati che con molta facilità si approfittano di loro. “Non voglio che succeda un nuovo caso Pamela Mastropietro. Non garantire la giusta assistenza significa consegnare i fragili ad atti estremi, fughe, disagi che possono diventare pericolosi per la loro vita. Miriam deve essere protetta e io non posso più sopperire alle carenze delle Stato pagando di tasca mia cure tanto costose”, ha spiegato la mamma a IlGiornale.it.

Le strutture indicate dagli enti competenti hanno sempre inserito la ragazza, fino ad oggi, in lista di attesa per esubero di numero, oppure hanno indicato strutture che per la patologia particolare della ragazza non risultano adatte, rischiando di aggravare le sue condizioni fisiche.

Gloria ha denunciato in Procura il caso della figlia. Ma ancora nulla di fatto. E dopo la procedura di ristrettezze e cura avviata in emergenza alla Asl di Guidonia presso il dipartimento Pue disabilità adulti, nessuna realtà, al momento, si è dimostrata adatta ad affrontare la situazione.

E ora? Tramite l’associazione "L'onda" la giovane Miriam è stata indirizzata a Villa Mendicini a Roma, al cui interno c’è un nuovo reparto per i disabili intellettivi, ma il ricovero è tutto a spese della famiglia, perché la struttura è in fase di accreditamento da parte della Regione Lazio. La triste realtà è che i tempi si stanno allungando e la famiglia non ce la fa più a sostenere il peso economico per curare la figlia.

“Miriam percepisce 800 euro al mese di pensione, la spesa mensile è di 1.800 euro solo per la clinica – denuncia la mamma – le Asl se ne lavano le mani e la stessa procura di Tivoli non può sollecitare, né aiutarmi”.

“Mi appello al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’assessore alla Sanità Alessio D’Amato: aiutateci, velocizzando l’accreditamento immediato della struttura di Villa Mendicini per i casi come quelli di mia figlia, dato che famiglie come la mia non hanno altre possibilità di curare i propri ragazzi nel territorio laziale. Vi prego di trovare nel bilancio risorse per le cure speciali o fondi da destinare ai privati per emergenze come queste, dettate da gravi necessità.

Invito Zingaretti a venire presso la struttura di Villa Mendicini, per rendersi conto di persona della situazione e di quanto realtà del genere vadano sostenute insieme alle famiglie che vivono disagi drammatici”: ha concluso la mamma di Miriam, che rimane in attesa di una risposta, mentre si prepara per affrontare nuovi giorni e notti di protesta davanti all’Asl di Tivoli.

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