Coronavirus

"Il 75% di terze dosi...". La profezia di Le Foche

Secondo l'immunologo si potranno allentare le misure restrittive a partire dal mese di marzo. Ma bisogna arrivare al 75% di vaccinati con tre dosi

Con il 75 per cento di terze dosi maggiore libertà

Ancora due settimane e poi la curva epidemica scenderà. Sono le previsioni dell’immunologo del Policlinico Umberto I di Roma Francesco Le Foche, che in un’intervista al Corriere della Sera, sottolinea come soltanto quando si arriverà al 75 per cento di terze dosi si sarà raggiunta un’immunità sociale davvero significativa, che ci permetterà di conseguenza di vivere con maggiore tranquillità la quotidianità.

“Da marzo in poi – dichiara – potremmo riacquistare una certa serenità rispetto al virus, che verrà declassato a condizione di patologia meno grave. Parleremo sempre meno di polmoniti bilaterali e le conseguenze gravi, diventeranno eccezionali”. Dall’infettivologo, quindi, arriva un segnale di speranza, che si baserebbe proprio sui dati relativi all’evoluzione del coronavirus in Italia e a quanto si apprende dal resto del mondo.

Le Foche non esclude che a breve si potrà togliere anche la mascherina. “Mantenendo un comportamento attento, all’aperto e in momenti di tranquillità si potrà di nuovo girare a volto scoperto”. Non si esprime, invece, sulle vacanze, ma resta comunque positivo, considerando l’andamento della campagna vaccinale.

I vaccini, a suo parere, sono l’unica strada per uscire dall’incubo. Al momento siamo al 50 per cento di terze dosi che è già un risultato significativo, considerando che circa trenta milioni di persone hanno già effettuato il richiamo, ma certamente si può e si deve di più.

Arrivare a questi percentuali per l’immunologo del Policlinico, infatti, vuol dire allentare la pressione negli ospedali, considerando che il virus pur restando ospite indesiderato, sarà depotenziato e pochissimi saranno coloro che necessiteranno di cure straordinarie. Addirittura per Le Foche non ci sarà bisogno più neanche dei reparti Covid. “Se al pronto soccorso arriverà un ferito per incidente stradale che risulterà positivo al test, andrà operato nel reparto competente e non necessariamente indirizzato in quello riservato ai malati di Coronavirus”.

Per l’infettivologo non si dovrà arrivare per forza neanche alla quarta dose, che in tanti temono. Secondo l’esperto già con la terza si avrebbe una sorta di corazza contro il virus, stimolando i linfociti T di memoria. “Potremmo essere parzialmente protetti - rivela - pure da nuove varianti”.

Una teoria, pertanto, che farebbe dormire sogni più tranquilli anche a chi teme che dopo il tradizionale allentamento ci potrebbero essere nuove mutazioni che di fatto per il prossimo inverno ci farebbero ritrovare in una nuova situazione di emergenza.

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