Salute

Arnica, proprietà e benefici della pianta perenne amica degli sportivi

Le innumerevoli virtù di questa pianta montana furono descritte per la prima volta dalla monaca Hildegarda von Bingen nel suo trattato De arboris

Arnica: proprietà e benefici della pianta perenne

L'arnica, conosciuta con il nome botanico di Arnica montana, è una pianta erbacea perenne appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Endemica dell'Europa, in Italia la si trova sovente sulle Alpi e sull'Appennino piemontese, pavese e parmigiano. In molti paesi essa, poiché minacciata dalle colture intensive, è considerata una specie protetta e in quanto tale, dunque, la produzione su scala industriale non è particolarmente abbondante. L'arnica, spesso, viene confusa con la più comune margherita. Il fusto si presenta eretto e poco ramificato, il fiore, invece, è di un giallo-arancio molto vivido. Alleata degli sportivi, questa pianta vanta innumerevoli proprietà antinfiammatorie, antiecchimotiche, antimicrobiche e antidolorifiche. Scopriamo come le stesse possono essere sfruttate.

Arnica, un po' di storia

Arnica

Il termine arnica sembrerebbe connesso ad un'alterazione della parola tardo-latina "ptàrmica", a sua volta derivante dal greco "ptarmikos", ovvero "starnutatorio". Si alluderebbe, quindi, alle proprietà starnutatorie delle foglie. Secondo altri autori, invece, il termine da prendere in considerazione è "arnakis", cioè "pelle di agnello", con un chiaro riferimento alla tessitura delicata del suo fogliame. Volgarmente la pianta è nota come tabacco dei Vosgi o tabacco di montagna. Gli antichi, infatti, fumavano le foglie essiccate per poter beneficiare delle loro virtù anticatarrali, antiasmatiche e decongestionanti.

A parlare per prima dei benefici medicamentosi dell'arnica fu Hildegarda von Bingen. La monaca benedettina, nel suo trattato "De arboris", ne consigliava l'uso per il trattamento di ecchimosi e contusioni. Nel 1500 il medico naturalista tedesco Theodorus Jacobus Von Bergzabern descrisse le sue proprietà e le attribuì il nome attuale. A partire dal XIX secolo, l'arbusto iniziò ad essere considerato un valido rimedio per le affezioni nervose e per le commozioni cerebrali provocate da cadute o da colpi, tanto che fu definito dalla farmacopea "Panacea lapsorum", ossia "toccasana dei caduti".

Proprietà e benefici dell'arnica

Arnica

I principi attivi dell'arnica, contenuti nei fiori, sono numerosi. Il più importante è senza dubbio l'elenalina, un lattone sesquiterpenico. Figurano, altresì, le cumarine, i flavonoidi e i carotenoidi.

Come già accennato, la pianta possiede virtù antinfiammatorie, antiecchimotiche, analgesiche e antimicrobiche. Le preparazioni (infusi, gel, creme) sono impiegate in particolar modo in presenza di lividi, poiché favoriscono il riassorbimento dello stravaso negli ematomi e in caso di distorsioni e contusioni per contrastare l'algia associata.

Le proprietà analgesiche rendono l'arnica indicata anche per il trattamento di varie tipologie di flogosi e quindi per:

  • foruncolosi;
  • punture di insetto;
  • afte;
  • gengiviti;
  • piorrea;
  • emorroidi.

Arnica: usi, controindicazioni ed effetti collaterali

Arnica

L'arnica, sotto forma di prodotto omeopatico, può essere tranquillamente utilizzata in quanto i principi attivi sono diluiti. Le quantità e le modalità di somministrazione, tuttavia, devono essere gestite dal proprio medico o erborista. In commercio si trovano con maggiore facilità creme e unguenti da spalmare due volte al giorno sulla zona interessata per contrastare il dolore derivante da slogature, stiramenti, distorsioni e cervicalgia.

Meno impiegato ma ugualmente efficace è l'olio, ideale per massaggi in caso di mal di schiena, per combattere i disturbi legati a un malfunzionamento del sistema circolatorio, per prevenire i crampi prima dell'allenamento e come defaticante nel post workout. In ambito cosmetico viene altresì usato nella preparazione di prodotti per la cura dei capelli.

L'arnica è una pianta epatotossica e cardiotossica e pertanto non deve mai essere ingerita. Se ciò avviene accidentalmente, è possibile accusare sintomi quali: nausea, vomito, diarrea, gastrite, ipotensione, palpitazioni e vertigini. L'uso prolungato a livello cutaneo può dar luogo a pustole e dermatiti di varia gravità.

Il contatto diretto con l'arbusto, infine, può provocare reazioni allergiche come ulcere, eruzioni e vesciche.

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