Serialità

La recensione di Berlino, la nuova serie ambientata nel mondo de "La casa di carta"

Su Netflix è in arrivo Berlino, la serie spinoff de La casa di carta, che si concentra sul personaggio interpretato da Pedro Alonso

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Era il 2017 quando, dopo un primo passaggio su Antenna 3 dell'emittente televisiva spagnola, La casa di carta fece il suo debutto su Netflix, ottenendo una distribuzione internazionale che rese la serie tv un vero e proprio fenomeno di massa, diventando un argomento di conversazione diffuso. Visto il successo della serie principale e la sete degli spettatori di serie televisive alle quali affezionarsi per combattere la noia della quotidianità, non sorprende che il colosso dello streaming on demand abbia scelto di proseguire a scavare in una realtà alquanto redditizia. Infatti il 29 dicembre su Netflix arriva Berlino, serie spinoff de La casa di carta che vede come protagonista l'amato personaggio interpretato da Pedro Alonso.

La casa di carta che guarda a Cary Grant

Berlino (Alonso) è a Parigi ed è ben intenzionato a portare a compimento una rapina molto ambiziosa. Insieme alla sua banda composta dall'ingegnere informatico Keila (Michelle Jenner), la bella Cameron (Begoña Vargas) e gli immancabili Damien (Tristán Ulloa) e Roi (Julio Peña Fernández), Berlino si intrufola in una casa nobiliare e, nascosto sotto una (finta) divisa da poliziotto, si fa consegnare dal proprietario di casa un calice dal valore inestimabile. Ma questo non è altro che il punto di partenza, la prima tappa di un piano che punta a rubare oggetti per un valore che superano i quaranta milioni di dollari. Tuttavia la rapina non è l'unica cosa a tenere occupata la mente di Berlino, che non riesce a fare a meno del suo fascino anche per fare breccia nel cuore delle donne e non solo nei loro appartamenti lussuosi.

La serie tv Berlino sembra voler ereditare i toni e le scelte narrative che hanno caratterizzato soprattutto l'ultima stagione de La casa di carta: un tono che sembra avvicinarsi più ai più canonici degli heist movie, i film sul "colpo grosso" che si concentrano non sul colpo in sé, ma soprattutto su come deve essere realizzato il furto. Un po' come alla Ocean's Eleven, così Berlino porta sul piccolo schermo una rapina che non è caratterizzata da grandi esplosioni o da violenza gratuita, ma più da una millimetrica preparazione che passa soprattutto attraverso illusioni, imbrogli e seduzioni che sembrano rendere il protagonista interpretato da Alonso una strana commistione tra un James Bond e uno dei tanti ladri che Cary Grant ha interpretato nel corso della sua carriera. Un ladro gentiluomo, dunque, che non vuole fare del male a nessuno e che è solo "ossessionato" dall'idea di ciò che è bello e di ciò che è di valore. Non è nemmeno solo l'avidità a condurre le sue decisioni, quanto piuttusto un bisogno di dimostrare le proprie capacità e l'abilità nell'ottenere quello che vuole senza doversi nemmeno sporcare gli abiti. Questo fa sì che la serie in arrivo su Netflix, sebbene mantenga invariate alcune caratteristiche che hanno sancito il successo de La casa di carta, riesca anche a discostarsi dal materiale originale, vestendo i panni di una sorta di commedia romantica tinta di giallo, dove il pubblico si trova di nuovo a tifare per i criminali, mentre sullo sfondo lo sbocciare di diverse relazioni accontenterà anche quella fetta di spettatori che non sanno rinunciare al romance, utilizzato soprattutto come strumento per permettere ai personaggi di "uscire fuori", di mostrare il loro lato umano al di là di quello più meramente professionale.

Tutti questi elementi insieme fanno sì che Berlino sia una serie estremamente godibile di cui fruire, che si fa forte di un protagonista assolutamente irresistibile e di un ritmo costruito in modo da costringere quasi a una visione compulsiva, quel binge watching che è sempre più diffuso nelle nuove generazioni.

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