Zerocalcare supera se stesso e confeziona per Netflix un prodotto, "Questo mondo non mi renderà cattivo", addirittura superiore a “Strappare lungo i bordi”, serie dello scorso anno già divenuta cult.
I contenuti, a tratti prepotentemente politici, incontreranno qua e là resistenza in buona parte degli spettatori, ma bisogna dare atto al fumettista romano di essere eccezionale nello sviscerare processi mentali, fragilità e tentennamenti emotivi che appartengono all’esperienza interiore di tutti. La padronanza del mezzo narrativo c’è; il suo essere unica e peculiare, a tratti geniale, è oramai conclamato.
Se siete pronti a sentire pronunciare verità spicciole ma di portata universale, intercalate continuamente da paragoni esilaranti e disegnati come istantanee digressioni visive, allora i sei episodi di circa venti minuti ciascuno saranno una delizia, un balsamo per l’anima.
Certo, ci sono parolacce o variazioni politicamente corrette di improperi talvolta perfino blasfemi (come nella prima serie del resto), ma servono a mantenere la presa sul reale, visto che invece gran parte dell’animazione racconta le zone in cui meno siamo a nostro agio, quelle dove cervello, cuore e paranoie si incontrano.
La sinossi è solo l’appoggio su cui Zerocalcare imbastisce il suo immenso banchetto di freddure esistenziali e riflessioni scomode con contorno di risate. A questo giro si parla del ritorno di un amico del protagonista che manca dal quartiere da anni e delle sue difficoltà a reinserirsi in un mondo che oramai somiglia poco a quello in cui è cresciuto.
L’amicizia è uno dei temi cardine dei lavori di Zerocalcare e in “Questo mondo non mi renderà cattivo” ci sono di nuovo Sara e Secco, raccontati con un amore e una sottile comicità che non hanno eguali. Per il resto, descrivendo con l’aiuto dell’armadillo/coscienza i modi in cui si fa fronte a tutto ciò che lascia dentro un segno, il fumettista mette a nudo l'essere umano ed è naturale specchiarsi in quanto rivelato con quella franchezza senza filtri.
Riserve emotive, preoccupazioni e strategie di sopravvivenza (dagli autoinganni ai protocolli di rimozione); nulla sfugge all’occhio da antropologo della strada ma anche da “Jung fatti più in là” di Zerocalcare. Lo vediamo oscillare tra modi pavidi e sensi di colpa pronti a essere anestetizzati a colpi di cibo spazzatura e giornate sul divano, e momenti invece in cui cerca di autoconvincersi che è possibile restare se stessi in mezzo alle contraddizioni dell'esistenza.
La serie si focalizza sullo scarto tra buoni propositi e vita vera, raccontando come anche i fari morali possono vedersi costretti a scendere a compromessi con i propri ideali pur di realizzare sogni o di togliersi dai guai.
In “Questo mondo non mi renderà cattivo” si parla di difesa della dignità, di educazione sentimentale e di tentativi di fare pace con insicurezze e demoni interiori. Ci sono le regole non scritte per essere una buona persona, ma anche i meccanismi da “piccoli paraculi crescono” che servono per destreggiarsi nel quotidiano.
Si viene a patti col fatto che l’orgoglio otturi il cervello e si sviscera la logicità o meno di un certo buonismo prêt-à-penser. Onestà (prima di tutto con se stessi) è la parola d’ordine e la danza tra irresistibile autoironia e tematiche serie partorisce fragorose risate e, magari un istante dopo, una riflessione amara che pare una coltellata.
Difficile pensare a miglior connubio di lucida sensibilità e humor
intelligente. Zerocalcare padroneggia le infinite e contraddittorie sfumature dell’animale uomo come nessuno.A tutto questo aggiungete una colonna sonora impeccabile e il piccolo capolavoro è servito.
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