Serialità

Arriva Kaleidoscope: come funziona la prima serie tv interattiva

Il pubblico diventa il "regista" della nuova serie di Netflix che inaugura un nuovo modo di fare la tv

Arriva Kaleidoscope: come funziona la prima serie tv interattiva
Tabella dei contenuti

Il mondo delle serie tv è pronto per compiere un passo in avanti verso l’ignoto? Non è facile rispondere a questa domanda, dato che, almeno per il momento, tutto il comparto televisivo ha già superato tanti limiti che sembravano inimmaginabili fino a una decina di anni fa. Le piattaforme di streaming a pagamento, di per sé, sono state già un vero e proprio punto di svolta per la fruizione di un film o, per l’appunto, di una serie tv. Ora, però, si va oltre. Cosa potrebbe accadere se fosse il pubblico a decidere come pilotare la storia? Come incasellare la trama nella cornice narrativa? E, ancor di più, scegliere l’ordine degli avvenimenti? È Kaleidoscope che cerca di farlo. Si tratta di una miniserie tv che è stata condivisa sul catalogo di Netflix nel primo giorno del 2023, proprio a voler traghettare il pubblico – e gli abbonati al colosso dello streaming - verso nuove e fantasmagoriche avventure. La serie tv in questione, che tra l’altro è ispirata anche a fatti realmente accaduti, non ha un vero e proprio filo logico. Netflix non ha fatto altro che caricare in piattaforma gli episodi, poi è il pubblico a decidere come vederli.

Sì, proprio così. Kaleidoscope non ha né un inizio né una fine, né un prologo e né tantomeno un epilogo. Gli episodi sono costruiti in modo tale che il pubblico possa decidere da dove iniziare e con la consapevolezza di essere lui l’artefice della storia. Lui decide i colpi di scena e da che punto della vicenda iniziare la visione. Un cambio di rotta per Netflix ma, allo stesso tempo, anche un punto di svolta per la tv come l’abbiamo imparata a conoscere. Di per sé la serie è intrigante anche se la vicenda non brilla per originalità, ma incuriosisce il modo in cui approcciarsi alla visione. Detto ciò: ci troviamo di fronte a una vera e propria evoluzione o a un salto nel buio?

Storia di una folle rapina in banca

Il più classico dei canovacci su una rapina in banca è la miccia che innesca la storia di Kaleidoscope. Un gruppo di ladri, capitanati da Leo Pap – interpretato dal convincente Giancarlo Esposito – che pensa di mettere a segno un colpo da miliardi di dollari in bond in un caveau che sembra una vera e propria fortezza. Il pretesto per inscenare l’impresa impossibile è durante uragano. Distogliendo l’attenzione, permette ai protagonisti di agire indisturbati o quasi. Contro di loro, infatti, viene sguinzagliato un team di professionisti di sicurezza privata, ma anche la stessa FBI che ha interesse a mettere i bastoni fra le ruote alla banda di ladri. Senza scendere troppo nei dettagli e per dare agio al pubblico di gustare la vicenda – secondo i suoi tempi e i modi – di sicuro possiamo ammettere che la storia è un vero e proprio puzzle di idee, adrenalinico e con tanti colpi di scena. Una storia che ha dell’incredibile perché, come hanno rivelato gli autori ai microfoni di People, è ispirata a una vera rapina in banca che è avvenuta a New York durante l’uragano Sandy.

Una miniserie action che fatica a ingranare

Forse non siamo pronti per un’esperienza del genere e per questo motivo la serie non riesce a convincere fino in fondo. Anche se l’idea piace e diverte, Kaleidoscope non regala nulla di nuovo a livello di intrattenimento. Anzi, proprio il concetto di mettere su una sgangherata banda di rapinatori non "buca lo schermo". La vicenda in sé – nell’ordine in cui abbiamo visto gli episodi – può anche risultare invitante e accattivante ma non c’è l’anima della storia. Manca il cuore, manca il sentimento e si fa largo una morale spicciola su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Nonostante una buona messa in scena che riesce a gestire i diversi cambi temporali e i repentini cambi di inquadratura, il plot non ha mordente e solo durante le parti salienti del colpo alla banca acquista un po' di forza. Esplode troppo tardi, proprio quando la serie è arrivata già al suo giro di boa. Kaleidoscope è un’occasione sprecata? Sì, se la si guarda dal punto di vista dei contenuti. No, se invece si pensa al progetto in se e come è stato costruito.

In che ordine è possibile "vedere" gli eventi

La particolarità della serie è la sua interattività. È lo spettatore che decide da che episodio iniziare la visione, dato che non sono numerati. Se, però, si vuole seguire un certo "senso logico" c’è un modo per comprendere bene la vicenda. Kaleidoscope si muove in un arco lungo ben 24 anni quindi si potrebbe iniziare da: "Viola", che è ambientato 24 anni prima del furto in banca, per proseguire con "Verde" che prende le fila 7 anni prima del colpo, poi con "Giallo" che copre un arco di 5 settimane alla rapina, per proseguire con "Arancione" e "Blu", che raccontano le fasi salienti prima di nascondersi nel caveau, per concludere con "Bianco", "Rosso" e "Rosa" che è ambientato sei mesi dopo la rapina. Questa sequenza è la più logica ma ognuno può scegliere tutte le varianti possibili.

Il ritorno in tv di Giancarlo Esposito

La serie tv ha attirato l’attenzione del pubblico non solo per la sua modalità di visione ma anche per un cast di ampio respiro, dove spunta il celebre (e bravissimo) Giancarlo Esposito. L’attore americano con origini italiane, è uno dei tanti volti del cinema e della tv di oggi capace di passare da un ruolo a un altro senza problemi. Famoso per la parte del criptico Gus Fring che ha ricoperto in Breaking Bad e anche in Better Call Saul, è stato visto anche nella magica Once Upon a Time, in Westworld e in The Boys. È tornato a indossare poi il ruolo da super cattivo in The Mandalorian, serie tv legata al franchise di Star Wars.

Kaleidoscope-serietv2

Prima c’era Bandersnatch

La nuova serie di Netflix, però, non è la prima "serie interattiva". Nel 2018, con un episodio speciale di Black Mirror, dal titolo Bandersnatch, lo spettatore ha potuto essere lui stesso il regista della storia. Lui prende le decisioni per il protagonista, decidendo le svolte narrative. Al centro della vicenda c’è un giovane programmatore - interpretato da Fionn Whitehead - che nel 1984 crea un videogioco basato su un romanzo interattivo. Il film è ispirato a sua volta sulla storia vera di un altro videogioco della Imagine Software, che porta lo stesso nome, che non è stato mai pubblicato in seguito al fallimento dell'azienda.

La nuova frontiera della serialità

Che sia un evento unico e raro quello di Kaleidoscope è un dato di fatto. Segna una svolta per tutto il comparto televisivo, simbolo che la tv "statica" non è più di moda. Con le nuove tecniche registiche e tutte le possibilità offerte dalla rete, ora un qualsiasi tipo di programma può essere fruito in tanti modi diversi.

Essere padroni della storia è un passo in avanti, ma è giusto regalare allo spettatore la possibilità di essere il padrone della narrazione? Può anche essere una scelta dettata da emergenze di "mercato", ma se così fosse, Netflix potrebbe essere la prima piattaforma che finisce per decostruire il senso stesso di storytelling, togliendo il gusto della sorpresa.

Commenti