Viaggio nel paradiso infernale

Una narrazione che mette in scena un matriarcato infernale dove le relazioni degenerano

Viaggio nel paradiso infernale
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Le serie sono ormai da qualche anno la nuova Hollywood. O meglio anche le star di Hollywood scommettono sulle serie televisive che sono veicoli perfetti per perpetuare la propria fama e anche affrontare temi complessi che rendono meglio sulla corsa lunga e in più puntate. Ora tocca a Julianne Moore (cinque candidature agli Oscar e una vittoria) che arriva su Netflix con la serie Sirens diretta da Molly Smith Metzler. La trama ridotta alla lisca. Devon (interpretata da Meghann Fahy) è sopraffatta da una vita difficile: suo padre è sull'orlo della demenza, e la sua esistenza oscilla tra turni di lavoro devastanti e la gestione della malattia paterna. Quando riceve da sua sorella Simone (Milly Alcock) un risibile cesto di frutta come gesto di sostegno, sceglie, di furia, di raggiungerla su una isola, dove Simone lavora come segretaria di Michaela Kell, Kiki (Julianne Moore), una donna di potere affascinante e impenetrabile. Devon si trova catapultata in un mondo parallelo: sontuoso, idilliaco, ma dove tutto è rigidamente monitorato.

Devon vuole riportare Simone alla realtà, ma la sorella sembra galleggiare in questo contesto senza più essere in grado di liberarsene. Il risultato è una narrazione che mette in scena un matriarcato infernale dove le relazioni degenerano. Insomma analizza bene la differenza tra devozione e annientamento.

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