Cronache

"Dieci milioni alle comunità montane per riaccendere la tv con tivùsat"

Il presidente dell'Uncem chiede incentivi al Mise per i teleschermi di oltre 500 comuni d'Italia che hanno difficoltà di ricezione

"Dieci milioni alle comunità montane per riaccendere la tv con tivùsat"

Dieci milioni per consentire a molte comunità montane di riaccendere la tv salendo a bordo di tivùsat, la piattaforma satellitare gratuita visibile in ogni parte del Paese con un bouquet di 180 canali, di cui oltre 60 in Hd e 4K. A chiederli al governo, e in particolare al ministero dello Sviluppo economico, è Marco Bussone, presidente dell'Unione nazionale comuni e comunità enti montani che rappresenta 3.800 comuni con una popolazione stimata tra gli otto e i dieci milioni di persone. Da quelle parti, infatti, il refaming delle frequenze (praticamente concluso nel nord Italia e ora destinato a far tappa nelle regioni centrali dello stivale) e l'attivazione della codifica Mpeg-4 (scattata a livello nazionale l'8 marzo 2022) stanno creando parecchi grattacapi. Bussone spiega che sono «almeno 500 i comuni con problemi di ricezione parziale o totale, per una popolazione coinvolta di oltre due milioni di persone». «Comuni situati soprattutto in aree di confine nel Nord Italia o in territori complessi dell'Appennino».

Qual è il problema?

«Su questi territori dove ad esempio EiTowers e RaiWay non arrivano - abbiamo sempre avuto comuni proprietari degli impianti di ritrasmissione del segnale tv. In occasione del primo switch off del digitale terrestre le regioni in molti casi erano intervenute a sostegno degli adeguamenti degli impianti con cifre piuttosto rilevanti. Con l'attuale switch off questi impianti ora devono essere adeguati di nuovo per un costo che varia dai tremila e ai seimila euro ciascuno. Una comunità che è proprietaria di dieci impianti dovrebbe stimare una spesa fino a 60 mila euro che naturalmente è insostenibile. E non essendo stati previsti fondi a sostegno dei comuni, gli impianti sono stati automaticamente spenti».

E poi c'è la carenza di frequenze...

«È un problema serio. Serviva un tavolo politico-operativo, al quale far sedere anche gli operatori di Rete, per individuare una soluzione che garantisse un bouquet tv in tutti i territori a partire dalla visione del sevizio pubblico».

A chi vi siete rivolti?

«Abbiamo fatto una serie di riunioni col Mise e la soluzione che viene prospettata è che gli impianti verranno spenti, che non ci sono soluzioni possibili e che dobbiamo spiegare ai cittadini che per vedere la tv devono salire a bordo della piattaforma satellitare tivùsat».

Quindi la strada maestra è la parabola?

«Certo, e a livello di principio sono anche d'accordo. Non a caso con la Rai stiamo anche individuando delle soluzioni tecnologiche ad hoc che ci consentano con una sola parabola più potente di portare il segnale in centinaia di abitazioni. Ma in ogni caso l'istallazione di una parabola e di un decoder tivùsat hanno un costo».

Cosa suggerisce?

«Serve uno stanziamento ad hoc per consentire ai nostri cittadini l'adeguamento tecnologico».

Una proposta concreta?

«Il governo metta sul tavolo dieci milioni di euro. Sarebbe più che sufficiente a finanziare voucher da quantificare in accordo con le istituzioni. Naturalmente il tutto da accompagnare con una campagna di comunicazione sugli incentivi».

Insomma, nessun problema a dire addio alle vecchie antenne.

«Resta il problema delle emittenti locali e regionali, che non possono essere abbandonate e soccombere».

Sta immaginando un sostegno economico anche per questi editori?

«Serve un tavolo con Agcom, Confindustria Radio Tv e Mise che faccia rientrare in questo percorso anche le emittenti locali».

Un percorso, sembra di intuire, che potrebbe incentivare l'acquisto di banda su satellite da parte delle emittenti locali. Banda che costa meno di quella terrestre, e che offrirebbe l'alta definizione e la possibilità di irradiare il segnale su tutto il territorio, con i conseguenti benefici di audience e raccolta pubblicitaria. Una scelta che guardando al bouquet di tivùsat alcune realtà locali hanno già cominciato a fare.

Comuni e comunità montane che in queste settimane hanno avuto parecchi problemi anche con la visione dei telegiornali regionali Rai, in onda su Rai3. O non li vedono più, oppure vedono quello di un'altra regione confinante.

Anche in questo caso la soluzione, per vedere il notiziario regionale Rai della propria regione e con una buona qualità video, è dotarsi di una parabola e di un decoder tivùsat. Tgr tutta visibile in alta qualità sulla piattaforma satellitare gratuita dal canale 301 al canale 323. Uno sforzo importante di servizio pubblico che fa la Rai e che sarebbe un peccato non sfruttare.

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