Cultura e Spettacoli

Moda, film, amori: "La vita e tutto il resto". Chi è Martina Cicogna, la chic ribelle

Nel documentario di Andrea Bettinetti il ritratto di una donna anticonformista

Moda, film, amori: "La vita e tutto il resto". Chi è Martina Cicogna, la chic ribelle

C'è tutto il più grande cinema italiano, ma c'è anche tutta la personalità di una delle donne più forti e libere del nostro Novecento. Marina Cicogna, nata a Roma nel maggio del 1934 nel palazzo che porta il nome di Volpi, sua madre era figlia di Giuseppe Volpi di Misurata, tra l'altro creatore della Mostra del cinema di Venezia, mentre suo padre, Cesare Cicogna, era un aristocratico milanese. Nel documentario di Andrea Bettinetti, scritto da Alejandro de la Fuente e Elena Stancanelli, Marina Cicogna - La vita e tutto il resto, presentato alla Festa del cinema di Roma e in uscita il 5 novembre, si ripercorre con lei, austera 87enne, un pezzo di grande storia del cinema, non solo italiano, dal momento che, in una delle decine di foto, frutto di un grande e preciso lavoro di documentazione, la vediamo quattordicenne quasi abbracciata a David O. Selznick, il produttore di Via col vento che, ricorda lei, «mi voleva adottare, lui è veramente il padre che io avrei voluto avere».

Il film è un intimo ritratto delle famiglie di Marina Cicogna, del suo amore per la fotografia, dei suoi grandi amici come Valentino e Alessandro Michele di Gucci, delle sue città. Un cosmopolitismo innato frutto del suo essere intimamente «chic, ma ribelle». Ecco gli studi al Parini di Milano, l'università a New York e le puntate a Los Angeles in casa di Barbara Warner «che mi diceva: stasera vuoi cenare con Marlon Brando o con Montgomery Clift?». E poi St. Moritz con gli Agnelli a insegnare a sciare a Ginevra Elkann, oggi regista, Tripoli, l'unico posto in cui la madre «era veramente felice», la villa Barbaro a Maser comprata dal nonno dove passavano i capodanni tra Palladio e Veronese, e infine Roma. La città del cinema dove la madre aveva investito in una società di distribuzione, Euro International Pictures, «un puro caso perché avrebbe potuto farlo nello yogurt», e dove Marina Cicogna inizia a distribuire capolavori come Bella di giorno di Buñuel e a produrre i film di Pasolini (Medea), Rosi (Uomini contro), Patroni Griffi (Metti una sera a cena) ma soprattutto Elio Petri con l'Oscar per Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto.

Ma fu una stagione breve, una manciata di anni tra il '68 e il '74, perché, pur lavorando nell'azienda di famiglia, «ero a stipendio e i dirigenti spesso mi osteggiavano, non vollero produrre Il conformista e Ultimo tango a Parigi». In mezzo anche il suicidio nel 1971 del fratello Bino, scappato a Rio de Janeiro per uno scandalo finanziario. Infine le relazioni di coppia, la storia famosa con Florinda Bolkan «che era androgina e di una bellezza assoluta» e quella attuale con Benedetta che porta il suo cognome perché lei, contraria al matrimonio tra persone dello stesso sesso, l'ha adottata: «A me non è mai venuto neanche in mente di dire io vivo con Florinda, io sono omosessuale. Ma chi me lo chiede, chi lo vuole sapere? Quando chiudo la porta, sono cazzi miei, faccio quello che voglio.

Non ho mai nascosto né esibito tutto questo».

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