Cultura e Spettacoli

Il nuovo "True detective"? È il mondo che meritiamo

Seconda stagione al via domenica notte: cast tutto diverso, a partire da Colin Farrell e Vince Vaughn. E niente più paludi del Sud, ma le highways della California

Il nuovo "True detective"? È il mondo che meritiamo

Si possono commettere due errori nella vita, televisivamente parlando. Il primo è non avere mai visto True Detective . Il secondo è mettersi a discutere se la seconda stagione sia migliore, o peggiore, della prima. In realtà – anche se la realtà nel mondo di True detective non è mai quella che sembra – non esiste un sequel o un prequel delle indagini della coppia di detective Rustin Cohle e Martin Hart, alias Matthew McConaughey e Woody Harrelson. Esiste un'altra indagine, e un altro mondo. Dalle paludi della Louisiana e le secche nichiliste di due poliziotti dalla personalità opposte e le stesse ossessioni, alle highways della California e gli incroci caratteriali di quattro personaggi divisi dalla Legge, ma non dalla vita, tra onesti e criminali.

Eccolo il secondo «volume» della seconda, attesissima stagione di True Detective , presentata ieri all'interno del TaorminaFilmFestival: la serie-event targata HBO, vero culto televisivo del 2014, debutterà su Sky Atlantic HD - in contemporanea con gli Usa - la notte tra il 21 e il 22 giugno, in lingua originale sottotitolata e in replica lo stesso giorno alle 22.10. Ma questo critica, pubblico e fans lo sanno già.

Quello che non sanno però è che ora cambia tutto. Certo, è lo stesso «cinema travestito da tv» che ha incantato mezzo mondo, raccolto premi e elogi, ipnotizzato un maestro come Bernardo Bertolucci. Stessa è la potenza della scrittura, quella di Nic Pizzolatto. Ma nuovo è il cast, superbo: Colin Farrell (incredibilmente bravissimo), Vince Vaughn, Rachel McAdams e Taylor Kitsch. Nuove le location: questa volta solo metropolitane. Nuova storia e nuovo mistero: il poliziotto corrotto Ray Velcoro (Colin Farrell), l'aiuto-sceriffo Ani Bezzerides (Rachel McAdams) e l'agente della stradale Paul Woodrugh (Taylor Kitsch) per risolvere una brutta inchiesta losangelina sono costretti, per forza o per destino, a «lavorare» con il malavitoso Frank Semyon (un bravissimo Vince Vaughn, per una volta non in mezzo a una commedia).

L'indagine inizia – e siamo già alla seconda puntata - col ritrovamento del corpo di un city manager legato ai business dei trasporti dello Stato. Il cadavere non ha occhi, non ha genitali, ma strani segni incisi sulla pelle. E se fossero gli stessi che portarono Mattew McConaughey e Woody Harrelson nella «città» di Carcosa?

Certo. C'è sempre il gioco fra passato e presente, in un incrocio pericoloso tra flash back e flash forward. C'è sempre il doppio piano di lettura tra narrativa (meno alla Robert W. Chambers e più alla Michael Connelly) e filosofia («Sometimes your worst self is your best self» , a volte la tua parte peggiore è quella migliore, dice Vince Vaughn, mentre Colin Farrell pronuncia la frase chiave della stagione, «we get the world we deserve», abbiamo il mondo che ci meritiamo”). E anche l'atmosfera che si respira è la stessa, malata, dirty. Ma è inutile fare paragoni, le dinamiche sono diverse, diversa la regia, più hollywoodiana (i primi due episodi, su otto complessivi, sono firmati da Justin Lin, regista di quattro Fast and Furious e di Star Trek Beyond , prossimo episodio della celebre saga), diversi i luoghi e il plot. Più che una serie, True detective è un'antologica, una collezione di mini-serie. E anche il Bene e il Male sono diversi, perché non sono mai dove te li aspetti. La domanda non è: chi è il colpevole? Ma: True detective sarà una serie vittima del proprio stesso successo o ne troverà uno nuovo?

Per il resto, a proposito di serie, ieri a Taormina – dove in serata al Teatro antico sono state proiettate le ultime due puntate di Game of Thrones in contemporanea con gli Stati Uniti – sono state presentate le novità di SkyAtlantic.

Mentre si attendono le produzioni italiane – la nuova serie di Gomorra e di In Treatment (con nuove entrate nel cast, come Michele Placido) – ecco i titoli da segnarsi. Il 14 luglio debutta Mozart in the Jungle con Gael Garcìa Bernal e Malcom McDowell, primedonne di un mondo, quello della musica classica, in cui gli artisti creano, soffrono, fanno sesso, si drogano e si pugnalano alle spalle. Mentre in autunno arriveranno Aquarius con David Duchovny sulle tracce, nella California degli anni '60, di Charles Manson prima del suo capolavoro criminale; Texas Rising , con Ray Liotta, serie ambientata nel Messico della rivoluzione dopo la battaglia di Alamo; e soprattutto Westworld . Vi ricordate il film Il mondo dei robot di Michael Crichton con Yul Brynner? Ecco, solo che ora ci sono in mezzo Jonathan Nolan, J.J. Abrams e Anthony Hopkins..

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