Cultura e Spettacoli

Ora è la volta di Tarantino: usa troppo "nigger"...

Ora è la volta di Tarantino: usa troppo "nigger"...

Nigger, nigger, nigger... Non c'è pace a Hollywood. John Ridley, lo sceneggiatore premio Oscar per il film 12 anni schiavo, dopo aver aizzato la polemica sul caso Via col vento torna all'attacco. Contro Quentin Tarantino. In un'intervista al Daily Mail Ridley si è lamentato del fatto che il regista di Pulp fiction esagera nei suoi film con il termine nigger, negro. «In un certo senso gode a utilizzare quella parola. Non la usa in un particolare contesto, ma per il gusto di farlo». In realtà la polemica non è nuova. Anche Spike Lee a suo tempo si disse infastidito dai troppi nigger che punteggiano Jackie Brown, film del 1997. E c'è chi ha fatto i conti. Secondo il Dallas Observer Tarantino ha usato la parola «negro» 214 volte nei suoi 10 film: 38 solo in Jackie Brown e 110 in Django Unchained.

Fino a qui la cronaca. Ora il commento. Di Tarantino si può dire tutto. Per la violenza (gratuita?) che gronda dalla sua opera. Per l'eccesso di dialoghi. Per le ossessioni feticiste e cinefile. Si può anche sostenere che non sia un grande regista, o che sia ripetitivo... Qualsiasi critica è lecita. Ma che usi a sproposito nigger o, peggio, che (ecco un pericoloso retropensiero) sia razzista...

Tarantino ha passato l'adolescenza nei cinema per neri, è cresciuto amando la cultura nera, per anni ha cenato a videocassette e Blaxploitation, ha usato grandissimi attori di colore, ha eretto un monumento alla nerissima e bravissima Pam Grier, ha tirato fuori il meglio di Samuel L. Jackson... E se usa nei suoi film cento volte la parla nigger è perché - lì, in quella battuta, in quel momento della storia - per lui serve dire nigger. Non sono proprio gli antirazzisti a dire che occorre «contestualizzare»? E poi, giustamente, l'autore fa quello che vuole. L'utilizzo di una parola non deve sottostare alle regole della correttezza, né etica, né morale, né politica. La parola in un prodotto artistico può e deve essere anche cattiva, volgare, offensiva, sbagliata, persino senza senso se serve. Come già rispose Tarantino a Spike Lee, in tempi non sospetti: «Come scrittore chiedo il diritto di scrivere qualsiasi personaggio al mondo che voglio scrivere. E dire che non posso farlo perché sono bianco... questo è razzista».

E per il resto, prepariamoci alle prossime crociate «antirazziste», che a Hollywood attecchiscono sempre splendidamente. Qualcuno ha già arricciato il naso per la serie tv molto vintage, e molto sudista, Hazzard, con quella bandiera confederata sul tetto della celebre Dodge Charger del '69, detta (con rispetto) Generale Lee. E fra poco, c'è da scommetterci, qualcuno farà notare che nel telefilm Happy Days non c'è un nero nemmeno a pagarlo...

Caro vecchio Fonzie, stai attento.

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