Cultura e Spettacoli

Trionfa "Il potere del cane". Delusione per Sorrentino

Bene i film di Jane Campion e di Steven Spielberg, insuccesso per l'italiano "È stata la mano di Dio"

Trionfa "Il potere del cane". Delusione per Sorrentino

Ci eravamo un po' illusi che l'onda lunga dei tanti successi italiani, che ha caratterizzato il 2021, potesse, in qualche modo, propagarsi anche in questo nuovo anno. È presto per dire se tale effetto cascata ci sarà o meno, ma certo, la bocciatura di Paolo Sorrentino e del suo È stata la mano di Dio, ai Golden Globe della scorsa notte, non è propriamente il classico «buongiorno che si vede dal mattino». Doppia delusione se includiamo anche la sconfitta di Luca, il film di animazione Disney Pixar firmato dall'italiano Enrico Casarosa, battuto dal più (oggettivamente) brutto Encanto, sempre made in Disney. Sorrentino non deve disperare, per la imminente corsa agli Oscar. L'anno scorso, il danese Un altro giro, che vinse la statuetta più ambita, venne sconfitto, ai Golden, da Minari. Insomma, bisogna aver fiducia anche se, va detto, la concorrenza era forte e la vittoria del giapponese Drive My Car può essere considerata certamente meritata ( il film, forte del successo, tornerà nelle sale italiane e val la pena recuperarlo).

Dal punto di vista cinematografico, sono due i film che hanno trionfato nella serata più anomala della storia dei Globe, con l'evento che si è tradotto in una sorta di cerimonia privata, senza diretta tv (la Nbc si è defilata) e con la Hollywood Foreign Press Association che ha comunicato i vincitori attraverso il sito del premio. Scelta non solo dettata dalla pandemia, ma, probabilmente, anche dalla polemiche dello scorso anno, quando si scoprì che nella giuria non c'era un solo giornalista nero. Ridono, in particolare, Jane Campion e Steven Spielberg. La prima ha trionfato, grazie al sopravvalutato Il potere del cane (per molti, anche in odore di Oscar), Miglior Film Drammatico, disponibile su Netflix. Il western della Campion ha vinto anche il premio per la miglior regia e per l'attore non protagonista drammatico, consegnato, virtualmente, al 25enne Kodi Smit-McPhee. West Side Story, il revival nostalgico di Spielberg, invece, è stato premiato non solo come miglior musical o commedia, ma anche per due delle sue attrici, Rachel Zegler e Ariana DeBose; e su queste due vittorie, si potrebbe discutere molto, considerando le sfidanti. Meritata è la vittoria di Will Smith come miglior attore in un film drammatico, grazie alla sue strepitosa performance in Una famiglia vincente - King Richard (da giovedì, nelle sale), dove veste i panni del vulcanico papà delle sorelle tenniste, Venus e Serena Williams. Interessante, invece, la scelta di premiare Nicole Kidman per Being the Ricardos (disponibile su Amazon Prime Video), considerando che tra le candidate vi era la bravissima Olivia Colman di The Lost Daughter. Non sorprende, invece, il trionfo per Andrew Garfield, protagonista del musical Tick, Tick BOOM!, (anche questo su Netflix), lanciato dalle recensioni positive ricevute. Dune ha vinto come colonna sonora, No Time to Die come canzone originale e Belfast (ovvero, Kenneth Branagh) si è portato a casa la sceneggiatura.

Per quanto riguarda le serie televisive non ci sono state grandissime sorprese. Per le serie drama era nell'aria la vittoria secca di Succession, fiction che racconta le complicate vicende della ricca famiglia Roy, che controlla un gigantesco conglomerato di media. E infatti: premio per la miglior serie Drama, premio per il miglior attore a Jeremy Strong, miglior attrice non protagonista all'australiana Sarah Snook. Per quanto riguarda i le Comedy dirà poco, al pubblico italiano, il successo di Hacks: miglior serie e miglior attrice a Jean Smart. Ideata da Lucia Aiello, racconta le vicende di una comica e di una sceneggiatrice che lotta per tornare sulla cresta dell'onda dopo essere stata sommersa dalla «cancel culture», qui da noi non arriva. Sarà troppo politicamente scorretta, peccato varrebbe la pena vederla.

Veniamo a i premi sulle miniserie dove si gioca sulla qualità. L'interpretazione di Michael Keaton in Dopesick (durissima trama sugli effetti dell'ossicodone) era magistrale e la vittoria quasi inevitabile. L'interpetazione della poliziotta di provincia di Kate Winslet in Omicidio a Easttown intensissima -e piena di primi piani senza trucco - e Kate Winslet ha giustamente vinto. E la serie rivelazione dell'anno, la coreana Squid Game? Ha portato a casa il premio per il miglior attore non protagonista con il suo personaggio più incredibile il cattivissimo vecchietto che ha dato origine al gioco. Ha vinto il premio O Yeong-su straordinaria incarnazione della atavica fanciullezza del male. Classe 1944, l'attore recita in teatro dal 1967 e ha interpretato di tutto: da Faust a Re Lear.

E si vede.

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