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Azzurri, danesi, spagnoli. Il primo euroverdetto: Serie A miniera d'oro

In semifinale a Londra quanti «italiani»: da Kjaer a Maehle, da Fabian Ruiz a Morata

Azzurri, danesi, spagnoli. Il primo euroverdetto: Serie A miniera d'oro

Diamo un'occhiata al calcio nel mondo, questo mondo condensato fra campionato Europeo e coppa America. C'è tanto del campionato nostro, proprio quello bistrattato e sminuito, il campionato non allenante secondo antica trovata di Fabio Capello, che magari avrà modificato il tiro. Basta dare un'occhiata ai protagonisti per incespicare in nomi noti. Leggiamo del Lapadula made in Perù che andrà a incrociare, nella semifinale di coppa America, il Brasile di vecchie e nuove conoscenze: Thiago Silva e Paquetà, snobbato dal Milan ma risolutore in nazionale, Danilo e Alex Sandro in nome della Juve, il mai dimenticato Alisson e Gabriel Barbosa che al Flamengo risulta essere Gabigol ma per l'Inter un flop. Ed ancora, sfogliando il racconto di Argentina e Colombia, le altre semifinaliste, leggiamo della bontà di De Paul e Lautaro, real compagnia di Messi nel procurare successi, e con loro una schiera di giocatori di serie A: Correa e Romero, Pezzella e Dominguez del Bologna, Lucero e Martinez Quarta, oltre al portiere Musso. La Colombia ha sfoderato le parate di Ospina nel match dentro o fuori con l'Uruguay (altra schiera di italiani) ed ha puntato su Muriel, Zapata e Cuadrado (squalificato nell'ultima gara).

Grande Italia, bella Italia che poi si fa nobile in Europa: la squadra di Mancini ha mostrato la ricchezza del talento e di un gioco che corre e scorre davanti agli occhi. La Danimarca è forse la sorpresa delle semifinali, dopo la grande paura vissuta con Eriksen, ma ha illustrato il nostro campionato con Kjaer, Maehle, Stryger Larsen, Damsgaard, Cornelius e Skov Olsen, ottimi protagonisti. Aggiungiamo che la Spagna schiera Fabian Ruiz e Morata. Solo la rosa inglese vive di altra linfa, snobba la serie A perché gli inglesi storicamente preferiscono altre mete (in rosa un paio del Borussia Dortmund) oppure sono stanziali sull'Isola: una Brexit a modo loro.

Ma questo confronto Italia-Inghilterra, che tanti (Uefa compresa) vorrebbero in finale, ricorda che il calcio d'Oltremanica è certamente più ricco dal punto di vista economico ma non così di qualità e talento quanto ne può esprimere il calcio italiano. Far distinguo sul talento è sempre pericoloso: basta andare in Belgio, Francia e Spagna per raccogliere qualità su qualità. Ma stavolta Italia e Inghilterra propongono il miglior album delle figurine. Il pregio dei giocatori nostri e importati risalta in ogni competizione, non sempre e non altrettanto riesce ai calciatori della Premier che ci snobba e paga meglio. In Italia molti atleti (parliamo di Paquetà, Alisson e lo stesso Jorginho) sono migliorati nell'aspetto tattico e talvolta caratteriale e poco conta che abbiano fallito e altrove trovato ispirazione feconda. Perfino gli allenatori hanno imparato, venendo qui: Mourinho ne è il miglior esempio.

Dunque se oggi il campionato nostro fa successo, godiamoci il successo.

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