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DV7 più "veloce" di CR7. Ma è un lusso sprecato nella Juve senza coraggio

Vlahovic ha segnato il primo gol in Champions con 39 giorni d'anticipo su Cristiano Ronaldo

DV7 più "veloce" di CR7. Ma è un lusso sprecato nella Juve senza coraggio

Tu chiamale, se vuoi, emozioni. Colonna sonora di Lucio Battisti, esegue Dusan Vlahovic: certamente emozionato per la sua prima volta in Champions, condita dal gol segnato dopo 33 secondi. Una rete voluta e trovata a 22 anni e 25 giorni: non un record assoluto dal momento che, restando nel mondo bianconero, il giovin Del Piero aveva festeggiato a 20 anni e 10 mesi. Ma certamente un segnale che fa capire una volta di più al mondo del pallone quanto il serbo sappia centrare la porta: Ronaldo, cui l'ex viola viene gioco forza accostato avendone raccolto l'eredità in bianconero, trovò la sua prima realizzazione in Champions a 22 anni e 64 giorni con la maglia del Manchester United contro la Roma. Non alla prima presenza e nemmeno lì intorno, bensì al gettone numero 27: detta così, dopo la carriera e i numeri che ha messo insieme il portoghese, pare una follia. Invece è tutto vero: DV7 ha fatto bingo all'esordio, CR7 dopo avere fatto cilecca 26 volte.

Da qui, ricordando anche che Ronaldo trovò il primo gol europeo con la Juve alla quarta apparizione, la Signora deve ripartire. Ovvero dalla certezza di avere a disposizione un diamante magari ancora un po' grezzo, ma certamente affinabile e migliorabile. Un ragazzo che ha sempre fame di gol e miglioramenti, di campo e di botte da dare e da prendere: nel secondo tempo della partita contro il Villarreal, Albiol gli ha fatto chiaramente capire l'aria che tira in Europa, ma Vlahovic non si è scomposto più di tanto. Ha toccato pochi palloni (24: tutti i suoi compagni hanno avuto più a che fare con l'attrezzo del mestiere), ma per poco non ha trovato la doppietta: assisterlo come si deve e metterlo nelle condizioni di fare male alle difese avversarie dovrà diventare il mantra di Allegri. Chiamato pure a modificare qualcosa magari anche parecchio - nel modo in cui la sua squadra vive le partite: ovvero senza limitarsi a gestire l'eventuale vantaggio per poi operare in contropiede, ma proponendo gioco a prescindere. A Vila-Real, ma anche pochi giorni fa nel derby contro il Torino, la Juventus si è invece quasi rintanata dopo avere messo il naso avanti, con il risultato di concedere spazio agli avversari per venire infine raggiunta: con un Vlahovic in più nel motore, insomma, l'idea è che la Signora possa e debba osare di più per provare a chiudere le partite, mantenendo l'equilibrio difensivo ma con un atteggiamento meno speculativo. Del resto i numeri raccontano che in campionato solo 11 volte in 25 partite i bianconeri sono stati capaci di segnare due o più reti, mentre in Champions l'evento si è verificato due volte su sette.

Cambiare marcia nell'ultima e più importante parte di stagione diventa allora obbligatorio, anche perché gli eventuali passi falsi peserebbero il doppio se non il triplo, essendoci sempre meno tempo per recuperare. La Juve dovrà insomma diventare arrogante e prepotente, cattiva e affamata: come è apparsa nel primo tempo all'Estadio de la Ceramica, salvo poi afflosciarsi lasciando Vlahovic quasi al proprio destino.

Un'esperienza da non ripetere.

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