Calcio

E Pioli senza leader chiede umiltà e s'affida ai suoi giovani

Assenti illustri (ultimo Bennacer) e troppi gol incassati. Il tecnico conta su Tonali e Vranckx

E Pioli senza leader chiede umiltà e s'affida ai suoi giovani

Milano. Tutto depone contro il Milan, in questo derby diventato della disperazione per il mondo rossonero. La posizione in classifica col rischio di perdere terreno dalla zona Champions, la mancanza di titolari decisivi (Tomori, Bennacer gli ultimi della lista, oltre al rimpianto Maignan), la striscia di gol subiti da zona retrocessione e infine l'assenza di leader per guidare un gruppo considerato allo sbando. Ibra, come racconta lo stesso Pioli, è ancora lontano dal recupero effettivo («pochi farebbero quel che sta facendo lui per tentare di tornare a giocare») anche se in questi giorni «si è allenato 10 minuti con noi» e «parla nello spogliatoio con i suoi». La presenza di Kjaer, l'altro leader arrivato dal mercato di gennaio 2020 - dove iniziò tutto il rinascimento milanista - è più una necessità che una scelta consapevole perché a Riad la sua prestazione fece rima con disfatta. E allora l'unica via d'uscita è quella di ricorrere a qualche giovanotto dal carattere temprato dai passati tormenti tipo Sandro Tonali per esempio, oppure il giovane Vranckx accreditato di una presenza dal primo minuto dopo l'apparizione in coppa Italia contro il Toro nel centrocampo. Forse è questo l'orientamento di Pioli che tiene a far sapere - così spazzando via tutte le leggende metropolitane dei social - che non c'è stato un solo litigio, un solo caso di dissapore interno a Milanello. «Fosse stato così, sarebbe stato semplice da risolvere» la sua chiosa intelligente.

La verità è che nell'attesa che spunti un leader dal possibile 4-4-2 mascherato, bisognerebbe che il Milan indossasse la stessa umiltà di Stefano Pioli. Ieri ne ha dato un esempio illuminante. A cominciare dalle critiche piovutegli addosso, spesso in modo anche ingeneroso. «Le critiche ci stanno tutte, solo i mediocri non le accettano» la sua frase-civetta. Seguita da un'altra affermazione ancora più efficace. «Si è inceppato qualcosa, il nostro è un gruppo compatto e consapevole, perciò dobbiamo cambiare senza disperdere quel che di buono abbiamo fatto» l'analisi approfondita che tiene conto anche di quel che è avvenuto a Riad meno di tre settimane fa, sconfitta pesante e frasi appuntite dei rivali interisti («ce li siamo mangiati» dixit Calhanoglu). Pioli è ecumenico sull'argomento. «C'è una sola regola nello sport: chi vince festeggia e chi perde spiega». Come dire: dobbiamo incartare e portare a casa. Ricordando che questa è l'occasione per provare a rialzare la testa, «una opportunità» la chiama il tecnico apparso ieri mattina meno preoccupato di altre recenti vigilie, forse ripensando al derby di un anno prima, stessa data, 5 febbraio. Anche allora il Milan fu vicinissimo a uscire dal derby con una sconfitta dolorosissima.

In pochi minuti, partendo dallo 0 a 1, riuscì a girare il destino a proprio favore, con due gol di Giroud e accorciando a meno 1 il distacco in classifica che altrimenti sarebbe finito a più 7 con una partita in meno da recuperare per Simone Inzaghi.

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