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Inter, il primo scivolone di Roma ha lasciato il segno

Inzaghi chiederà conto ai suoi dell'atteggiamento sbagliato nel secondo tempo con la Lazio. Nerazzurri troppo dipendenti da Dzeko e Lautaro, la difesa deve ritrovare concentrazione. E domani c'è la Champions

Inter, il primo scivolone di Roma ha lasciato il segno

Il primo capitombolo della stagione ha lasciato il segno. L'Inter scivolata in classifica a 7 punti dal Napoli e a 5 dal Milan ha poco tempo per analizzare le ragioni della sconfitta contro la Lazio e Inzaghi farà bene a non sprecarlo. Ha aspettato oggi pomeriggio per parlare alla squadra e chiedere conto dell'atteggiamento sbagliato avuto nel secondo tempo, non solo una volta in svantaggio come ha detto pubblicamente ma anche prima, quando anziché provare ad affondare il colpo decisivo, i nerazzurri sono rimasti guardinghi in attesa della lievitazione avversaria. Manna per le vedove di Conte, che non possono non rievocare il furore agonistico del gruppo che ha vinto il campionato.

Solo domani, nelle ore di immediata vigilia della decisiva sfida con lo Sheriff, arriverà la sentenza del giudice sportivo: se davvero nel tunnel ci sono stati solo insulti, le conseguenze non dovrebbero essere pesanti. Se c'è stato altro, potrebbero essere guai supplementari.

Detto che il calendario non ha aiutato l'Inter, impegnata in una trasferta delicata all'indomani delle partite internazionali, oltretutto di sabato pomeriggio per la successiva incombenza Champions, resta sul tavolo più di un dubbio, come quello che lega alla luna di Dzeko e Martinez le fortune della squadra. Nelle ultime 4 partite, hanno segnato sempre e solo loro, eccezion fatta per il rigore trasformato (di destro) da Perisic a Roma (chissà se Inzaghi s' è pentito di aver affidato al giovane Dimarco il tiro decisivo - poi sbagliato - contro l'Atalanta). Servono i gol dei centrocampisti, serve che i difensori ritrovino la concentrazione continua (De Vrij sta infilando una serie di partite imbarazzanti, Bastoni commette gli errori che è naturale commettere alla sua età), altro che prendersela sempre con Handanovic.

I numeri dicono che un anno fa, dopo 8 partite come adesso, l'Inter aveva 2 punti in meno, segnato meno gol (20 contro 23), subendone di più (13 contro 11): visto così, il bicchiere della statistica è mezzo pieno per Inzaghi, ma occorre tenere conto come dall'ottava giornata in avanti quell'Inter vinse 8 volte di fila, chiedersi se questa sarà capace di farlo (pensando anche agl'impegni, la Juventus domenica e poi il derby prima della sosta) e allora lo stesso bicchiere improvvisamente sembra essersi svuotato. Conte partì col freno a mano dei risultati tirato, nell'illusione di cambiare modulo per valorizzare Eriksen. Capito che non ce l'avrebbe fatta, tornò a fare gioco su Lukaku e contropiede.

Inzaghi no: il calcio di Inzaghi è questo, più bello quando vince, ma improvvisamente pieno di interrogativi dopo la prima sconfitta.

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