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"Io, la Fatal Verona che non volevo arbitrare e l'augurio di Rivera"

L'ex fischietto Rosario Lo Bello: "Nel '90 col precedente di papà fu un errore designarmi. Ora ai rossoneri consiglio di..."

"Io, la Fatal Verona che non volevo arbitrare e l'augurio di Rivera"

Tutto quello che avreste voluto sapere sulla Fatal Verona (anzi, «le» Fatal Verona) ma non avete mai osato chiedere. Parafrasare il celebre film di Woody Allen viene spontaneo non solo perché la pellicola (del 1972) è quasi coeva alla prima (20 maggio 1973) di quelle due disgraziatissime partite. Una coppia di gare (la seconda fu giocata il 22 aprile 1990) che il Milan e i tifosi milanisti di tutto il mondo ricordano con un brivido. Lo stesso fremito che i rossoneri in campo e quelli sugli spalti e/o davanti alla tv vivranno stasera alle 20.45 al «Bentegodi», quando la squadra di Pioli affronterà quella di Tudor. Sperando che l'esito del match non coincida col funesto epilogo dei due storici precedenti nei quali - causa sconfitta (5 a 3, nel '73; 2 a 1, nel '90) il Diavolo mandò autolesionisticamente all'inferno altrettanti scudetti, regalandoli nel '73 alla Juventus e nel '90 al Napoli. Certo, se chiedete a un ultrà della Fossa dei Leoni «di chi fu la colpa?», lui risponderà senza esitazione «di Concetto Lo Bello e del figlio Rosario», entrambi «fischietti» di nobile razza siracusana. Ma sarebbe una risposta di parte e, soprattutto, non rispettosa della realtà dei fatti. E per accertarli - quei «fatti» - chi meglio dell'arbitro Rosario Lo Bello, 77 anni portati con eleganza e disinvoltura, che diresse proprio, fra mille polemiche, quella fatidica seconda Fatal Verona del 22 aprile 1990?

Il Milan rischia una terza Fatal Verona?

«Io, da uomo di sport, posso solo auspicare che sia una partita all'insegna del bel gioco e della lealtà. Anche se...».

Anche se?

«Il peso delle due precedenti Fatal Verona sarà comunque forte. I milanisti dovranno essere bravi a liberarsene al più presto, scendendo sul Bentegodi consci della propria forza e sereni psicologicamente».

Quella «serenità psicologica» che invece mancò durante il discusso Verona-Milan da lei arbitrato nel '90.

«Io fui messo in croce. Ma non ho nulla da rimproverarmi».

Espellere però Van Basten, Rijkaard e Costacurta, più l'allenatore Sacchi, non fu un po' troppo?

«Ma lei le ha riviste le immagini? Van Basten per un banale fallo a centrocampo si levò la maglietta e la gettò per terra; Rijkaard mi sputò sui piedi, Costacurta riempì di insulti un guardalinee e Sacchi andò ben oltre ogni protesta consentita».

A fine partita lei finì nella bufera.

«Non mi difese nessuno. Divenni il perfetto capro espiatorio. L'unica soddisfazione la ebbi, paradossalmente, dal Milan».

Dal Milan?

«Sì. Al fischio finale tre importanti dirigenti rossoneri vennero nel mio spogliatoio per chiedermi scusa. Anche se poi, davanti alle telecamere, le dichiarazioni nei miei confronti mutarono sensibilmente».

I vertici della federazione arbitrale la sostennero?

«No. Anche se all'origine di tutto quel caos ci fu la decisione improvvida da parte dell'allora capo degli arbitri, Cesare Gussoni, il quale avrebbe dovuto avere la sensibilità di non designare proprio me per quella seconda fatal Verona-Milan».

E perché mai?

«Perché, nel maggio '73, c'era stata la prima fatal Verona-Milan in cui mio padre - pur senza arbitrare la partita - era stato ritenuto responsabile indiretto della perdita dello scudetto milanista».

In che senso «responsabile indiretto»?

«Il mese prima Concetto Lo Bello aveva arbitrato un Lazio-Milan (finita 2 a 1 per i laziali) e papà era stato fortemente criticato dai rossoneri per aver annullato a Chiarugi il gol del possibile pareggio ed espulso il Paron Rocco che ne rivendicava la regolarità».

Capitan Rivera ebbe spesso un rapporto conflittuale con il mitico Concetto Lo Bello, alias il «Tiranno di Siracusa».

«La rivalità tra papà e l'Abatino, come lo soprannominò, Brera, è leggendaria. Ma io che ho avuto, in passato, la fortuna di stare a fianco di mio padre per tanti anni e, oggi, ho l'onore di essere un grande amico ed estimatore di Gianni Rivera, posso dire che sono entrambi dei personaggi meravigliosi».

È vero che Rivera, quando era ancora il Golden Boy, le augurò di «avere solo figli femmine», così si sarebbe evitato «il rischio di una terza generazione di arbitri Lo Bello»?

«Verissimo. Ma non immaginava che i tempi sarebbero cambiati e che, pure quello di arbitro, sarebbe diventato un mestiere ambito dalle donne. Comunque io una figlia ce l'ho. E per fortuna non fa l'arbitro.

Per la gioia di Gianni».

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