Sport

Juventus col mal di gol. Serve la cura del gioco con la medicina Vlahovic

I bianconeri faticano perché la manovra non ha idee. Per il serbo decisive le prossime 72 ore

Juventus col mal di gol. Serve la cura del gioco con la medicina Vlahovic

Morata, Dybala, Kean, Kulusevski, Bernardeschi, Cuadrado. Tiri in porta? Zero. Escludo che la causa siano stati i poderosi difensori del Milan. No, la verità sta nel manico, la Juventus non ha un gioco, si affida alle giocate, dunque episodi, il ritmo del suo football è bradipsichico, agevola il sonno, porta alla noia. Non si intravvedono soluzioni a breve termine, fermo restando Allegri in panchina. Il livornese strepita e si agita a bordo campo, tentando di farsi riconoscere almeno per questo ma nulla ha trasmesso e trasmette ai suoi se non quella carezza con abbraccio a Dybala, al momento della sostituzione, così gli elogi in conferenza stampa come a replicare alle parole dell'amministratore delegato Arrivabene.

Un comportamento a dir poco bizzarro. Allegri balla da solo, la protezione di Agnelli è il suo passaporto diplomatico ma, a proposito, il persistente silenzio del presidente incomincia a sollevare sospetti. Perché è davvero incredibile che dinanzi alle ultime situazioni, dalle volgari accuse alla famiglia, pronunciate da Commisso, al caso Dybala e ad una classifica incerta, il massimo dirigente del club continui a non esporsi, non certo aiutato dai suoi consiglieri. La Juventus grigia e impiegatizia non ha alcun significato, l'immagine del club modello è svanita, quella di una squadra cinica e potente è memoria antica, la pausa di calendario dovrebbe servire per capire alcune vicende di mercato, il bilancio finanziario non permette altre alchimie che sono costate carissime, l'eventuale ingaggio di Vlahovic potrebbe realizzarsi dopo una serie di coincidenze contabili in uscita ma non è detto che l'arrivo del serbo faccia accendere, improvvisamente, la luce, perché Vlahovic o Icardi o qualunque altro vero numero 9 dovrebbe fare i conti con le idee, chiamiamole così, del tecnico che vive di rendita per i cinque titoli consecutivi ma a quelli sembra essere rimasto.

Posso immaginare i pensieri di Andrea Pirlo, seduto nella tribuna di San Siro, osservando le sue ex squadre ridotte a un football nel quale lui sarebbe ancora decisivo e così ricordando le critiche a lui mosse da allenatore ultimo della Juventus. Il progetto di agganciare il gruppo Champions è complicato, la Juventus non è riuscita a battere le prime quattro, se è uscita sconfitta con margine lieve non ha nemmeno dimostrato fame e cattiveria che le appartenevano da sempre. La sua involuzione caratteriale ha precise responsabilità, gli affanni contabili hanno aggiunto incertezze nelle strategie di mercato, il peso dei salari non ha alcuna giustificazione e qualcuno accenna a una civil action nei confronti di chi ha sottoscritto tali contratti. Restano gli interrogativi sul mercato, il futuro di Alex Sandro, Bentancur, Ramsey, Arthur mentre su Morata il disegno è chiaro: non c'è alcun obbligo di riscatto ma o la Juventus decide di versare 40 milioni all'Atletico di Madrid o lo lascia andare al Barcellona e completa quella cifra con l'acquisto di Vlahovic.

La questione non ha bisogno di ulteriori risposte.

Commenti