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Juventus messa a nudo. CR7 e una caduta libera innescata dalla società

In tre anni cambiati dirigenti e allenatori ma la squadra è in continua involuzione

Juventus messa a nudo. CR7 e una caduta libera innescata dalla società

L'alibi della Juventus o dei fiancheggiatori ricorda come già nel duemila e quindici la squadra, dopo tre giornate di campionato, si fosse ritrovata con un punto, tra l'altro ottenuto a Torino contro il Chievo Verona che fu. Non va trascurato che quella Juventus disponeva a centrocampo di un trio composto da Marchisio-Khedira-Pogba e il resto della comitiva, Chiellini, Bonucci, Alex Sandro, Cuadrado, Morata contava sei anni in meno e in avanti era presente Mario Manduzkic. Ogni parallelo risulta una puerile (o astuta) giustificazione dell'attuale stato dell'essere della Juventus. La squadra si trascina da tre anni lo stesso problema, una involuzione incominciata nell'ultima stagione, vittoriosa, di Allegri, passata a quella di Sarri, ugualmente confortata dal titolo ma non dal gioco ed esplosa con Pirlo che, per i deboli di memoria, ha ottenuto la qualificazione alla Champions league soltanto all'ultima giornata, per grazia ricevuta. I nove scudetti consecutivi restano un'impresa irripetibile, così come le due finali di Champions e l'acquisto di Ronaldo. L'arrivo del portoghese ha affascinato i tifosi e la dirigenza, fatta eccezione per Marotta che aveva previsto le difficoltà drammatiche di bilancio. Difficoltà accentuate dall'assunzione di altri elementi di minore valore rispetto al fuoriclasse portoghese però pagati con salari stupefacenti e resa modestissima, da Ramsey a Rabiot, da Kulusevski a Bernardeschi, da Arthur a De Ligt, quest'ultimo spedito in panchina a Napoli, tanto per dargli fiducia, la stessa invece riservata a McKennie il cui comportamento all'estero ha portato il ragazzo fuori registro, nella testa e nelle gambe, con probabili futuri guai legali.

Allegri si è presentato a Torino mettendo in riga Bonucci e le sue pretese di capitano, quindi ha annunciato che Cristiano Ronaldo sarebbe stato uno dei tanti per poi ribadire: «Non potevamo trattenerlo, lui ha chiesto di voler andare via». Presumo che il livornese si sia posto la domanda sui motivi per i quali CR7 sia entrato nell'ordine di idee di venire meno al contratto: problemi fisici? Difficoltà di adeguamento tattico alle idee dell'allenatore? Crisi di rapporti con i compagni di squadra? In verità l'uscita di Ronaldo, purtroppo illustrata dall'esordiente Cherubini e non dal presidente che l'aveva voluto alla Juventus, risponde alla situazione finanziaria del club, uno squilibrio che non ha consentito operazioni di mercato cash ma in linea con la politica dei prestiti e delle comode rate, con uno sbilancio mai registrato nella storia bianconera. La proprietà si è assunta il peso di due finanziamenti colossali per rimediare a gravi errori di gestione. Allegri ha aggiunto i propri, il litigio con Spalletti testimonia che di corto muso e di calma non si vive in eterno, la società non può nemmeno permettersi il lusso di esonerarlo (costi esagerati), le responsabilità vanno distribuite anche tra i calciatori, partendo dal portiere che non è una novità, basti ricordare il curriculum all'ultimo europeo e alcune scene della stagione scorsa.

Ma al centro di tutto c'è la dirigenza, da Andrea Agnelli al vice Pavel Nedved, al debuttante Cherubini mentre non si ha ancora notizia chiara di quali siano i compiti e le funzioni di Arrivabene. La Juventus ha liquidato Marotta, Paratici, ha esonerato tre allenatori, ha rimosso altre figure amministrative e dell'ufficio legale ha finto gattopardescamente di cambiare affinché tutto rimanesse come prima. Ovviamente il minculpop societario provvederà a smentire la situazione critica. Già nel duemila e sedici la Juventus partì malissimo e poi vinse lo scudetto.

Basta avere fede e non contare i debiti.

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