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L'ex patron del Perugia Luciano Gaucci è morto

Luciano Gaucci, l’istrionico ex presidente del Perugia, è morto oggi dopo aver vissuto una vita al limite, tra continui esoneri di allenatori, inchieste giudiziarie e unalatitanza a Santo Domingo

L'ex patron del Perugia Luciano Gaucci è morto

Luciano Gaucci, l’istrionico ex presidente del Perugia, è morto oggi dopo aver lottato a lungo contro una brutta malattia.

Luciano Gaucci, dall'ippica al Perugia Calcio

Gaucci, figlio di piccoli proprietari terrieri, inizia a fare soldi dandosi letteralmente all’ippica investendo 12 milioni di lire sul fortissimo Tony Bin, un puledro che in breve tempo gli fa guadagnare 3 miliardi e che rivenderà a 7 miliardi. Avvia la sua carriera da imprenditore con la ditta di pulizie La Milanese che, pur avendo la sede a Roma, viene chiamata così per dare “un’idea di efficienza” e cercare di sfondare al Nord. La ditta, in breve tempo, arriva ad avere tremila dipendenti e a questa se ne aggiunge un’altra di abbigliamento, la Galex. Entra nel mondo del calcio come vice di Dino Viola, l’allora presidente della Roma e nel 1991 compra il Perugia per due miliardi di lire.

Il Perugia, con Gaucci, balza ben presto dalla Serie C1 alla Serie B. Nel primo anno della nuova presidenza la squadra umbra si ferma in terza posizione, mentre l’anno successivo vince lo spareggio contro l’Acireale ma la promozione viene negata per illecito sportivo. Gaucci aveva corrotto l’arbitro regalandogli un cavallo, uno scherzetto che gli valse la squalifica da presidente per tre anni. Squalifica che lui non rispetterà sborsando ben 10 milioni di lire di multe pur di essere presente allo stadio. La stagione successiva, ’93-’94, il Perugia vince il campionato e torna in Serie B finché, nel ’95-’96, con Giovanni Galeone in panchina, raggiunge finalmente la promozione in Serie A. La prima avventura nella massima Serie del Perugia targato Gaucci dura soltanto un anno e dà il via al valzer degli allenatori. I litigi con Galeone sono all’ordine del giorno e così in panchina arriva Nevio Scala che purtroppo non riesce a portare la squadra alla salvezza. Sempre in questa stagione l’istrionico presidente decide di tesserare 10 calciatori etiopi che avevano fatto domanda d’asilo politico. Una scelta che gli vale il premio di Cavaliere della Pace. L’anno seguente Gaucci cambia allenatore ben quattro volte fino a che Ilario Castagner, il coach del Perugia dei miracoli (secondo posto in A nel 1979), guadagna una promozione del tutto insperata. Tra il ’97 e il 2000 è proprietario anche della Viterbese che nel ’99 fa guidare per la prima volta ad una donna, Carolina Morace. L’ex calciatrice della nazionale italiana femminile si dimetterà dopo appena quattro giornate.

I successi del Perugia Calcio

Nel ’98, per il ritorno del Perugia in A, invece, Gaucci ingaggia il giapponese Hidetoshi Nakata che si presenta in Italia segnando una doppietta alla Juventus e dando modo all’Umbria d’esser conosciuta anche nel Paese del Sol Levante. Nello stesso anno esonera Castagner e assume Vujadin Boškov che, però, non sarà riconfermato per la stagione successiva. In 13 anni di presidenza Gaucci cambierà una quindicina di allenatori in totale ma otterrà anche importanti risultati. Il Perugia nella stagione 2002-2003 arriva in semifinale di Coppa Italia, mentre l’anno successivo vince la Coppa Intertoto e partecipa alla Coppa Uefa. Risultati ottenuti grazie anche alla scoperta di giovani come Gennaro Gattuso, Marco Materazzi e Fabio Grosso, futuri campioni del Mondo nel 2006. Nelle fila del Perugia, però, oltre al giapponese Nakata, passano però anche altri calciatori stranieri molto particolari come Saadi Gheddafi, figlio del dittatore libico e proprietario della Tamoil, del 7% della Juve. Una sola presenza in A ma dal chiaro significato politico. L’avventura del sudcoreano Ahn Jung-hwan, invece, terminerà dopo che una sua rete, per la precisione il golden gol, eliminerà l’Italia dai Mondiali del 2002. Dal 2000 al 2004 è presidente anche del Catania e della Sambenedettese. “Guidare una squadra di calcio è come fare l’amore: sono capaci quasi tutti”, ammetterà candidamente.

Dal fallimento del Perugia Calcio alla latitanza a Santo Domingo

In realtà non è proprio così dal momento che nel novembre 2005 il Perugia Calcio che, all’epoca giocava in serie B, viene dichiarato fallito e Luciano Gaucci, insieme ai figli Alessandro e Riccardo, viene rinviato a giudizio per truffa, bancarotta fraudolenta, favoreggiamento, riciclaggio e diffamazione a mezzo stampa. Gli investigatori contestano alla famiglia Gaucci un crack finanziario da 100 milioni. Nel 2006 i figli vengono arrestati mentre il padre Luciano si trova latitante a Santo Domingo dove si fidanza con una donna più giovane di lui di 42 anni. Da qui patteggia una pena di tre anni che non sconterà mai grazie all’indulto. Una volta rientrato in Italia fa causa alla sua ex fidanzata, la giovane Elisabetta Tulliani che era stata compagna di scuola di suo figlio e che all’epoca era già legata sentimentalmente a Gianfranco Fini. Lucianone voleva riappropriarsi di quanto aveva dato in gestione ai Tulliani: cinque appartamenti a Roma, gioielli, quadri e una vincita dell’Enalotto da 2 miliardi e 204 milioni di lire ma, purtroppo per lui, nel 2013 perde la causa. “Elisabetta non aveva né proprietà né redditi… Le ho dato tutto io... Sia a lei che alla famiglia. La schedina – dirà Gaucci - l’ho compilata e l’ho giocata io, ho vinto 2 miliardi e 400 milioni di lire e, siccome sono generoso ed ero perso d’amore, le ho regalato la metà della vincita”. Non solo. Gaucci si ritiene anche l’artefice dell’inizio della relazione tra la Tulliani e l’ex presidente della Camera. “L’ho presentata io a Fini, che è un mio amico. Siamo stati insieme anche alla festa del centenario della Lazio nel 2000. Eravamo seduti vicini, io, Elisabetta, Gianfranco e Daniela Fini”, rivelerà nel libro Latitante ai tropici. Nel 2010, nel corso della trasmissione L’Infedele di Gad Lerner Gaucci accusa il fratello della Tulliani, Gianfranco, di aver fatto degli intrallazzi quando, per sua volontà, era andato a presiedere la Viterbese calcio."È un ragazzo un po' strano, dove va fa guai, cerca di arrangiarsi, protetto dai genitori e dalla sorella", dice e di lì a poco scoppierà lo scandalo della ‘casa di Montecarlo’. Gianfranco Tulliani, in ogni caso, querela Gaucci per diffamazione e chiede un risarcimento danni di 200mila euro.

La causa si conclude con un nulla di fatto perché nel 2017 il giudice del tribunale di Roma la sospende per l’aggravarsi delle condizioni di salute di Gaucci che, secondo i medici, non è "capace di partecipare coscientemente al processo".

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