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L'Italia dei rimpianti chiede scusa sul campo. Nel segno di Raspadori

Dalle parole di Mancini alla squadra che vince in Turchia: "Fino a dicembre ci sarà delusione"

L'Italia dei rimpianti chiede scusa sul campo. Nel segno di Raspadori

Le scuse agli italiani per non aver regalato loro il Mondiale, poi la penitenza di una gara che nessuno avrebbe voluto giocare. Roberto Mancini, che non si è sottratto ai selfie richiesti dai tifosi azzurri presenti a Konya, ha posto ieri a 1200 metri di quota le basi per la ripartenza dell'Italia. La Turchia rappresentò a giugno del 2021 l'inizio della cavalcata trionfale verso il tetto d'Europa, la Turchia rappresenta l'inizio del nuovo ciclo. Il tutto mentre ad Adana (400 chilometri di distanza dallo stadio Buyuksehir dove ieri è andata in scena l'amichevole forzata) rientrava Mario Balotelli dopo la sosta degli allenamenti, il ct rimuoveva forse definitivamente il passato remoto con quello prossimo. Che è nei nomi di Scamacca e Raspadori (prima doppietta in azzurro), titolari nel tridente insieme a Zaniolo, non proprio a suo agio in quella posizione di esterno destro che nella Roma non ricopre più da mesi. Tanto che lascerà il posto nella ripresa a Zaccagni, un altro dei nomi futuribili.

La notte fredda e piovosa in Anatolia si presentava piena di rischi. Per il contraccolpo psicologico della mortificante sconfitta di Palermo, ma anche per un ambiente caldo legato a un tifo assordante di 40mila turchi. E nei primi 25 minuti l'avvio della nuova era di Mancini sembra una montagna da scalare alta almeno quanto quelle presenti nei dintorni di Konya. Donnarumma, che ha nella pelle le scorie di un'altra eliminazione eccellente (l'ennesima del Psg in Champions League), commette un paio di papere: la prima porta al gol dell'ex romanista Under che lascia sul posto Chiellini (ieri 116 gettoni in azzurro come Pirlo, a giugno raggiungerà De Rossi e saluterà la Nazionale) e infila sotto le gambe di Gigio; la seconda è un rinvio che finisce in faccia a Unal e per poco non crea un pericolo per la sua porta.

Superato il comprensibile imbarazzo e messi a posto gli automatismi di un gioco rodato, ma che ha interpreti nuovi in più ruoli (gli azzurri non subivano un gol in trasferta da tre anni) l'Italia guadagna campo e trova un uno-due micidiale con Cristante - secondo gol dopo quella alla Moldova a Firenze 18 mesi fa - e Raspadori. Che farà il bis a metà ripresa. Biraghi uomo assist in due occasioni, di Tonali - pronto a raccogliere l'eredità di Jorginho - il terzo. E Donnarumma si farà perdonare con due paratone su Calhanoglu e una su Dursun che poco prima aveva tentato di riaprire la gara. «Abbiamo fatto bene, bella la reazione dopo il gol subito, bravi a rimanere tranquilli e a crescere nel gioco. I rimpianti? Ci saranno fino a dicembre prossimo...», il commento finale di Mancini.

Notte archiviata con un successo e qualche affanno nel finale, ma il tempo dei processi continuerà. L'Italia intanto dà appuntamento a giugno: Argentina, due volte la Germania, Inghilterra e Ungheria. Il tutto in due settimane.

La vera ripartenza di una Nazionale che ora chiede scusa e dovrà tornare a farsi amare presto.

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