Marquez-Rossi, il dramma non ferma i sorpassi da brivido

A poche ore dalla morte di Antonelli, il baby spagnolo supera Vale con una manovra al limite dell'impossibile. A Laguna Seca vince Marquez, terzo il Dottore

Marquez-Rossi, il dramma non ferma i sorpassi da brivido

Il dramma e lo show corrono su due binari paralleli. A volte si incrociano ed è tragedia e si piange, altre volte si sfiorano e sono brividi e si applaude per lo spettacolo. Domenica nello spazio di dieci ore e diecimila chilometri di distanza le due ruote hanno regalato entrambe le emozioni opposte ma figlie della stessa natura. La morte di Andrea Antonelli a Mosca, il rischio di Marc Marquez a Laguna Seca. Quasi una risposta alle polemiche che hanno affollato televisioni e spiagge di una domenica d'estate dopo la morte del venticinquenne pilota umbro. «Non siamo carne da macello», urla Alessia Polita, la 27enne motociclista marchigiana rimasta paralizzata dopo un grave incidente in moto lo scorso 15 giugno. «Non dovevano correre», denunciano ex piloti, appassionati e non. Lo dicevano e ripetevano proprio mentre Marquez si è inventato quel sorpasso su Valentino Rossi al famigerato Cavatappi, una delle curve più spettacolari del pianeta. Quasi un contatto tra i due e poi l'Honda dello spagnolo con entrambe le ruote fuori dalla pista e la Yamaha del Dottore più fuori che dentro il cordolo. Fiato sospeso e poi l'applauso. E' la natura dei piloti. Convivono con il rischio e lo cavalcano. Prendere o lasciare. La MotoGp prima del via ha rispettato un minuto di silenzio per ricordare Antonelli. Poi giù la visiera e gas spalancato. Senza se e senza ma. Prendete Dovizioso e Hayden: si giocavano solamente l'ottavo posto eppure in pieno rettilineo a trecento all'ora, si sono toccati e hanno rischiato di volare entrambi. E dire che correvano con scritto sulla carena delle loro Ducati: «R.i.p. Andrea Antonelli». Compagni, ma prima di tutto piloti. Lo fanno i comprimari, figurarsi i fenomeni.
Come Marquez. Uno capace di vincere al debutto su una delle piste più difficili del circus che fino a domenica aveva affrontato solo nei videogiochi. Uno che al primo anno in MotoGp ha già vinto tre gran premi e ha nel mirino il record di Kenny Roberts: quattro successi nel 1978, destinato a cadere perché siamo a metà stagione e lo spagnolo ha a disposizione altre nove gare. Un ventenne irriverente in testa al mondiale che non a caso sceglie luoghi precisi per entrare nella storia. Ultimo il Cavatappi: nel 2008 Rossi aveva fatto la stessa cosa a Stoner. Marquez cinque anni dopo l'ha ripagato per sigillare il cambio di generazione. Ha sbattuto fuori di casa il padrone. Uno sfratto in piena regola accettato con il sorriso da Valentino dopo una scenetta con pugni (finti) e abbracci (veri).
Niente polemiche perché Rossi si rivede in Marquez che quel sorpasso l'ha pensato prima di farlo, proprio come faceva lui. «Voleva farlo apposta, a me e in quel posto» dice Valentino che poi avverte il baby talento: «Mi copia i sorpassi, ora mi deve i soldi…». Già perché prima del Cavatappi c'era già stata la spallata di Jerez: Rossi-Gibernau 2005, Marquez-Lorenzo 2013. Anche quella voluta nella curva appena dedicata al campione in carica. «Gli pagherò il copyright» ribatte Marc irriverente ma allo stesso tempo riverente nei confronti del mito: «I complimenti di un tuo eroe sono incredibili».
E inevitabili perché Vale l'ha adottato, quasi fosse un fratello minore: «Con lui mi trovo proprio bene. Anche Stoner diceva che ero il suo eroe, ma non era vero. Marc invece dice la verità». E allora il nove volte campione del mondo già lo incorona: «Può diventare il più grande di tutti i tempi. Ha il talento e la forza dell'età».
Con una precisazione quasi a volerne rivendicare la paternità: «Marc? E' la mia versione upgraded».

Uno che ora gli sta davanti 46 punti, proprio il “suo” numero. Uno che rischia come piace a lui: «Per compiere una manovra del genere devi rischiare». Lo pensa il Dottore, certamente lo pensava anche Antonelli. Leggenda o dramma: sono le corse.

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