"Mi sono rivisto in Rafa: ecco come nasce l'ultimo giro o il colpo vincente"

La leggenda delle due ruote, applaude lo spagnolo: "Si trionfa grazie al dono di Dio ma crederci è la cosa più importante"

"Mi sono rivisto in Rafa: ecco come nasce l'ultimo giro o il colpo vincente"

Insuperabile è la qualifica perfetta per Giacomo Agostini, campione di motociclismo che ha vinto più di ogni altro: 15 titoli iridati e 122 gran premi. Inarrivabile. Anche lui domenica era davanti alla Tv per seguire la finale degli Australia Open e ha applaudito l'impresa di Nadal.

«Rafa è uno di quei campioni che non sono mai appagati, un atleta innamorato del suo sport ed un grandissimo professionista. Ha giocato con la testa e non si è fatto prendere dallo sconforto nel momento difficile. È stato straordinario. Medvedev sicuramente sudava meno di lui, ma Nadal ha mantenuto nervi saldi e concentrazione fino a quando non è riuscito a ribaltare la partita. Per fare quello che ha fatto devi sempre pensare che stai affrontando una sfida difficile. Ogni volta che vincevo un campionato del mondo partivo per quello successivo con la paura di non riuscire a confermarmi; questo mi dava la tensione che porta a mettere in pista tutto te stesso. Tanti una volta arrivati a conquistare un titolo si sentono arrivati ed è lì l'errore».

Nadal rientrava da un infortunio. Un pilota sa bene cosa significhi.

«Esatto, e sicuramente c'era preoccupazione per questo. Evidentemente lo hanno operato bene, è guarito bene, si è allenato bene e si sentiva in forma. Questo gli ha permesso di dare il cento per cento».

In una sfida all'ultimo sorpasso, quasi come in pista.

«Possiamo proprio definirla così, perché incontrava il numero due al mondo e ha vinto di forza. Nello sport la cosa più importante è crederci e lui ci ha creduto sempre, ha continuato a dirsi voglio vincere. Anche a me è capitato di trovarmi in gare che sembravano segnate, in cui mi è venuto da dire non ce la faccio, adesso mollo... poi ho tenuto botta un giro o due e ho visto che guadagnavo terreno anziché perderlo; lì ritrovavo la forza di andare avanti e giocarmela fino in fondo».

È un approccio che viene dall'avere vinto tanto?

«Viene dal dono che ti ha dato Dio. Io il talento lo spiego così: nasci e fai delle cose che agli altri non riescono. Poi a questo devi aggiungerci la testa, perché la testa è quella che fa tutto».

All'ultimo game,

come all'ultimo giro, aiuta anche l'esperienza?

«Quando ti giochi il tutto per tutto ti dici adesso tocca a me, devo far vedere quello che valgo e so come fare. Lì viene fuori il giro record, o il colpo vincente».

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