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"Mia figlia Federica isolata per aver scelto il fratello"

Fede lascia Goggia e Bassino. Al gruppo non piaceva Davide. Con lui allenatore ha vinto tutto, si è preparata con i maschi

"Mia figlia Federica isolata per aver scelto il fratello"

Soelden. La prima è sempre la prima, anche se sei un veterano, se hai già vinto e perso tanto e sai che nella vita ci sono cose più importanti di un risultato sportivo. Ma la gara di oggi, lo slalom gigante che apre la nuova stagione dello sci sul ghiacciaio austriaco del Rettenbach, avrà per molti un valore particolare, così come un anno fa lo aveva avuto la gara disputata per la prima volta senza pubblico, qui dove il pubblico è stato spesso protagonista, anche più degli stessi atleti. Già passeggiando per il paese si capisce che tutto è tornato come prima, o quasi. Traffico, code (dei quali faremmo anche a meno, ma tutto ha un prezzo!), colori, rumori, movimento: che differenza rispetto alla valle deserta del 2020, quando solo pochi alberghi avevano aperto per gli addetti ai lavori, ma non potevi andare in giro ed era tutto sbarrato. Anche al parterre, silenzio glaciale (nel vero senso della parola, le piste sono fra i 2500 e i 3000 metri di quota) e atleti spaesati, oltre che mascherati. Poi, bé, il cronometro scorre con o senza tifo, se vai forte o piano gli striscioni degli amici non fanno la differenza, ma insomma, anche i sensi vogliono la loro parte e stavolta ce l'avranno.

Tutti più felici dunque, ma tutti anche molto tesi, in palio ci sono i primi punti e come giustamente ha detto il numero 1 Alexis Pinturault, «è vero che questa gara arriva presto e non condiziona la stagione perché è slegata dal resto del calendario, ma vincerla è sempre meglio che perderla». Specie per chi negli ultimi sette mesi ha scelto di dare un taglio al passato. Parlo di mia figlia, Federica Brignone, di cui si è scritto parecchio nell'ultima settimana, perché in primavera, posta di fronte a un bivio, da una parte continuare ad allenarsi con la squadra Elite di Bassino e Goggia, dall'altra con suo fratello (non più gradito all'interno del gruppo) non ha avuto dubbi e ha scelto la seconda opzione. Che porta il nome di Davide, responsabilizzato nel ruolo di allenatore unico dopo cinque anni di convivenza, evidentemente problematica, con le altre atlete e i tecnici, anche se in questi cinque anni lo sci femminile italiano ha vinto più che nei cinquanta precedenti: due coppe del mondo per nazioni, un oro e un bronzo olimpici, un oro, un argento e un bronzo mondiali, sei coppe del mondo fra cui la prima storica generale, oltre a vittorie e podi vari che si fatica a contare. Grazie a Federica, a Sofia Goggia e a Marta Bassino soprattutto, ma anche a tante altre atlete che dal 2017 a oggi hanno conquistato il primo podio, la prima vittoria, la prima top 10, insomma, hanno saputo sfruttare un momento d'oro, forse anche stimolate e trascinate dalle tre primedonne.

Resta il fatto che qualcuno non accettava più la situazione, anomala forse, perché di solito chi lavora con un componente della propria famiglia lo fa in una squadra privata. Fede no, in Italia non è più concesso, si dimentica forse che tre fra i grandi del passato (Alberto Tomba, Deborah Compagnoni e Isolde Kostner) hanno vinto di tutto e di più lavorando in squadre personali riconosciute e finanziate dalla federazione, Deborah anche con il fratello, osteggiato all'inizio, ma poi imposto a suon di risultati. Quella dei team privati sì o no è una questione annosa, se ne parla da decenni, il pioniere fu Marc Girardelli (cinque coppe del mondo generali oltre a tutto il resto) che visse l'intera carriera allenandosi da solo con il padre. Lo stesso han sempre fatto i fratelli Kostelic, Marcel Hirscher, Lara Gut ed Henrik Kristoffersen, mentre Mikaela Shiffrin da sempre vive e scia con la madre al fianco, Tina Maze era allenata dal compagno, Petra Vlhova dal fratello e Pinturault non può mai separarsi dalla moglie, sua addetta stampa. Ho appena nominato i vincitori di 18 coppe del mondo generali, scusate se è poco. Ci sono ovviamente anche molti atleti che crescono e vincono all'interno di gruppi, ma per Federica e le sue compagne evidentemente la convivenza era diventata pesante e allora meglio così, con la prima che ha sciato in estate e autunno aggregandosi ad altre squadre nazionali azzurre (spesso maschili) e le altre due che si sono aiutate a migliorare e a motivarsi. Evviva! L'obiettivo di tutte resta uno, andare forte, ma non dimentichiamo che lo sci è uno sport individuale e che spesso i primi rivali sono proprio i compagni di squadra, tanto più se veloci e vincenti.

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