Le scuse, innanzitutto. Le scuse per il ritardo accumulato dal Milan, primo club italiano con il numerino magico sulla spalla, 7 le Champions collezionate lungo la sua gloriosa carriera internazionale. Dal 2014 - Seedorf sulla panchina con l'Atletico Madrid - il club è assente dagli ottavi del prestigioso torneo continentale e dal 2012 addirittura dai quarti di finale conquistati allora dal Milan di Ibra e Thiago Silva. Il ritorno a quello che Adriano Galliani un tempo definì «il nostro habitat naturale» non cade nel momento migliore di questa stagione, successiva al rinascimento scandito dal secondo posto e poi dallo scudetto.
Pioli, con i suoi giovanotti, è reduce infatti da una striscia inquietante di sconfitte pesanti interrotta dall'uno a zero sul Torino di venerdì scorso che ha avuto il merito di suturare qualche ferita sanguinosa e di riprendere il cammino in classifica. Ma sul piano del gioco, un tempo coraggioso e spettacolare, pochi gli spunti positivi. E in materia di infortuni, una spina nel fianco di preparatori, fisioterapisti e medici che lavorano a Milanello, solo Tomori è risultato recuperato a tutti gli effetti. Bennacer, l'altro decisivo esponente delle geometrie rossonere, è rimasto al coperto. «Sono le due partite più importanti della mia carriera, mai sono arrivato così in alto» l'umiltà con la quale Pioli si presenta sul palcoscenico della Champions.
Ha davanti una sagoma grifagna, quella di Antonio Conte che molte staffilate gli ha rifilato ai tempi dell'Inter ma che - informa l'interessato - «è stato uno dei pochi a chiamarmi dopo lo scudetto». La classe non è acqua. E lo stesso ex tecnico dell'Inter conferma: «Mi sono sentito in dovere di scrivergli... L'anno scorso il Milan ha fatto cose eccezionali». Per lui si tratta di un ritorno a San Siro «è una grande emozione dopo due anni intensi, belli».
Il Tottenham ha vissuto gli stessi alti e bassi del Milan: successo doc contro il City e poi caduta rovinosa contro il Leicester. «È un rivale forte ma non perfetto» la definizione di Pioli che deve temere forse anche gli schemi da calcio piazzato di Gianni Vio, uno dei collaboratori più stretti di Conte a Londra in passato al Milan con Filippo Inzaghi. Tantissimi i gol finalizzati da angolo o punizione, l'ultimo proprio con il Leicester. Gli inglesi vanno a 300 all'ora e di questi tempi i rossoneri non godono di una strepitosa salute fisica nonostante i guai siano stati soprattutto di ordine mentale. Il sistema di gioco è confermato anche perché i rientri (Calabria più Tomori) non alterano gli equilibri tattici. Atteso un migliore adattamento di Leao al nuovo ruolo di seconda punta, al fianco di Giroud. Sul conto del portoghese, Fabio Capello ha scolpito un giudizio che è una fotografia.
Ha dettato: «Come Zaniolo, Rafa è mal consigliato ma lasciarlo fuori lo deprime». Può darsi che la famosa musichetta della Champions contribuisca a fargli recuperare motivazioni e mira, il suo 2023 è ancora misero, due soli gol, a Salerno e Lecce, entrambi in provincia.
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