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Il Milan si sente leggero e "nessuno ci distrarrà"

Tra luci (la difesa) e ombre (l'attacco), Pioli finge che la partita non conti per lo scudetto. E vuol bloccare Brozo

Il Milan si sente leggero e "nessuno ci distrarrà"

È il quarto derby della stagione, forse il più atteso dopo quello decisivo per lo scudetto che si annuncia ancora più avvincente da mercoledì a fine maggio. Segue gli altri tre tutti finiti nel segno del Milan, un successo (ribaltato lo 0 a 1 iniziale in 3 minuti di fuoco e fiamme) più due pareggi: per gli interisti rappresentano un conto in passivo da regolare, per il Milan un ponte sul futuro. Che è sicuramente radioso come la giornata di Pasquetta illuminata da un bel sole e da qualche notizia (recupero di Calabria) confortante dopo quelle deprimenti dei giorni precedenti (infortuni di Florenzi, Romagnoli, Calabria stesso, Ibra). Su un punto Pioli e Inzaghi convergono, a orari diversi della vigilia. E cioè nessun legame tra l'esito di questa seconda semifinale di coppa Italia regolamentata dal gol doppio se fatto fuori casa che ha toccato un nervo scoperto dei nerazzurri (la semifinale di Champions del 2003: 0 a 0 all'andata, 1 a 1 al ritorno con Ancelotti promosso alla finalissima di Manchester contro la Juve) e il duello di campionato. «È un altro percorso» la frase di Pioli. Questo però a parole. Poi conteranno le reazioni e i successivi riscontri, contro la Lazio a Roma nel caso dei rossoneri. «Saranno i particolari a fare la differenza, le sfide con l'Inter sono state tutte difficili ed equilibrate» è il riassunto delle puntate precedenti di Pioli che di sicuro ha tratto qualche indicazione utile.

La prima, su tutte, è quella di dedicare a Brozovic, particolare attenzione. «Riuscire a limitarlo può risultare molto importante» è la spiegazione elementare che ha portato i cronisti a riproporre la candidatura di Krunic come schermo del croato, come già risultò nella sfida di coppa Italia dell'andata. L'alternativa può essere Kessie portato però a spasso nel derby del sorpasso firmato Giroud. Anzi fu proprio il cambio Kessie-Diaz a invertire il senso di marcia del risultato.

Poi c'è il clima interno suggellato dal pranzo pasquale con famiglie e dirigenti al gran completo, segno di grande unità e occasione per informare tutti, in modo generico, di quello che bolle in pentola, la cessione della società ad altro fondo. Detta Stefano Pioli raccontando una mezza verità e descrivendo uno scenario possibile: «Non ne abbiamo parlato, niente e nessuno ci toglierà l'attenzione da questo finale di stagione. Sappiano infatti che il presente del club è molto solido e che il futuro sarà ancora migliore». Inutile negare la suggestione: sono pronti ad accogliere il nuovo progetto targato Bahrein.

«Quello che abbiamo fatto finora non conta niente, conterà quello che faremo da oggi in poi» è la filosofia di Milanello che deve tener conto di qualche luce (la solidità difensiva: 6 partite di fila senza subire gol) e molte ombre (la difficoltà a fare gol con ricambi scarichi o inutilizzabili). E per farlo servono le due qualità che tutti gli allenatori vorrebbero avere e che non si possono acquistare a nessun calcio-mercato: imprevedibilità e solidità. La seconda è garantita dallo straordinario rendimento di Maignan, il portiere francese arrivato a Milanello a fari spenti e diventato un beniamino dei tifosi oltre che un pilastro di cemento armato.

In estate - per i corti di memoria - il pronostico

più in voga era il seguente: senza Donnarumma, il Milan perderà 15 punti. È presto per fare calcoli di segno opposto ma i giudizi sono unanimi. Maignan ha cancellato i rimorsi per Gigio che in Francia non se la passa bene.

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