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Mou, stessa frase ma squadre diverse

Messaggio a giocatori e club come nel 2009 dopo un ko con l'Inter

Mou, stessa frase ma squadre diverse

Roma. Mai, in oltre mille partite da allenatore, aveva incassato sei gol. E Mourinho, presentatosi davanti alle telecamere con il volto esterrefatto, si è affrettato subito a precisarlo. L'«impresa» è riuscita nel gelo di Bodo, a due passi dal Circolo Polare Artico. Chissà se dopo la disfatta norvegese, il portoghese non si sia pentito di aver allontanato immediatamente le sirene del Newcastle, giurando - al momento - fedeltà ai tre anni di contratto firmati con la Roma. Sempre che la situazione non precipiti prima (e secondo quanto riferisce Agipro, sono già quotate a 12 le dimissioni o un esonero dello Special One).

D'altronde le sue parole forti dopo la gara di Conference lasceranno sicuramente il segno sul gruppo e sul prosieguo della stagione: «Adesso non mi chiederete più perché alcuni calciatori non giocano. Non è il 6-1 che mi fa dire qualcosa internamente e che non ho mai voluto dire in modo obiettivo pubblicamente». Frasi non nuove, un discorso già espresso durante la sua avventura nerazzurra e un anno prima dell'inizio della cavalcata verso il Triplete. Era il 4 marzo 2009 e l'allora allenatore dell'Inter, dopo la sconfitta per 3-0 contro la Sampdoria in Coppa Italia disse: «Adesso è più chiaro per tutti perché certi giocatori non giocano mai e scelgo sempre gli stessi. È colpa di tutti ma certe amnesie sono inaccettabili».

Parole pesanti come macigni ed espresse da chi in passato ha «abiurato» la prostituzione intellettuale, preferendo l'onestà. E che ha lanciato segnali chiari ai giocatori e alla società: questa rosa è corta, ha tanti giocatori giovani e ha una doppia faccia, le riserve non valgono le qualità del pure modesto Bodo/Glimt, a gennaio bisognerà intervenire sul mercato. Dietro la maschera di quell'assunzione di responsabilità («la colpa è mia») Mou non ha difeso la squadra ma la sua reputazione. Quindi si è preso la colpa pur non sentendola propria. Esponendo alla gogna i giocatori che ha schierato in Europa, sbagliando però anche alcune scelte tattiche. Per punizione, ha poi fatto allenare la squadra ieri mattina dopo il rientro dalla Norvegia a notte inoltrata.

Da qui a gennaio e già nel miniciclo di cinque gare in 15 giorni tra il Napoli domani e il Venezia prima della sosta per le nazionali, Mourinho probabilmente farà poco turnover. Spremendo di fatto quei 13-14 giocatori più utilizzati e per lui più affidabili. Il primo test contro l'ex romanista Spalletti, lanciatissimo in vetta al campionato, è già un probante banco di prova. La situazione va ripresa in fretta per non rischiare contestazioni e smottamenti interni allo spogliatoio.

Nessuno potrà più sbagliare, Mourinho compreso.

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