L'attenzione all'improvviso destata sul motomondiale grazie alla meravigliosa rimonta iridata di Pecco Bagnaia e della Ducati mondiale costruttori, ha acceso riflettori che durante la stagione erano rimasti colpevolmente spenti. Commovente l'entusiasmo di appassionati e non che d'un tratto hanno scoperto che potevano festeggiare campionati anche senza Valentino in pista; significativi gli applausi due-tre-quattro punto zero dei più giovani cresciuti nel mito di Rossi senza averlo mai visto vincere un titolo; soprattutto illuminante l'ode collettiva della politica all'insegna dell'orgoglio, dal premier ai ministri a persino il Quirinale. Le istituzioni hanno infatti compreso come questa impresa abbia una rilevanza diversa dagli ori olimpici, le finali di Wimbledon o gli Europei di calcio. Perché sotto il sedere di Bagnaia c'è l'industria del Paese, la sua tecnologia, le sue teste pensanti e progettanti. Il che, in tempi di crisi economica, di produzioni energivore in difficoltà, in tempi in cui una guerra combattuta a due passi da noi impatta sul nostro tessuto industriale, salire in vetta al mondo con un'azienda metalmeccanica è messaggio grande e forte e assordante per il presente e per il futuro. Certo, vero, si può obiettare che la Ducati sia di capitali tedeschi, gruppo Audi-Volkswagen, che inietta preziosa linfa vitale nelle vene di una azienda dall'anima, il cuore e il cervello italiani. Ma è qui il punto: Ducati vincerebbe anche se le risorse economiche fossero italiane. La riprova, mentre si applaude la Casa bolognese, arriva dall'impresa portata a termine nel motomondiale da un'altra azienda questa sì tutta italiana, di cuore, testa, cervello e, appunto, capitali: l'Aprilia. Mito anni '90 con Biaggi corsaro e poi dominatrice in Superbike e da quest'anno vittoriosa anche in MotoGp.
Fino al gp di Malesia il suo pilota, Aleix Espargaro, è rimasto in lotta per il campionato, fino a Valencia era seconda nei mondiali costruttori e team (ha chiuso terza). E fino al 2013, il suo capo progettista era un signore veneto e un po' buffo di nome Gigi Dall'Igna. Oggi papà della Ducati campione del mondo.
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