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Sarri e Inzaghi alleati. È guerra alle nazionali con i resti di Lazio-Inter

Il laziale: "Più allenamenti nelle rappresentative che nei club". L'interista: "Liga brava coi rinvii..."

Sarri e Inzaghi alleati. È guerra alle nazionali con i resti di Lazio-Inter

I sentimenti di Inzaghi e i lamenti di Sarri: Lazio-Inter vale 3 punti e molto di più. Il ritorno allo stadio Olimpico del tecnico oggi nerazzurro reggerebbe da solo la copertina della sfida, ma la ripresa del campionato dopo la parentesi delle Nazionali regala altri spunti che alzano il livello dell'attesa. Sarri per esempio, sbotta a modo suo: «Questo non è più sport, ma show. I calciatori si allenano più con le Nazionali che con i club». Il tema è il tardo rientro dei sudamericani, per non dire di chi in Europa è stato via fino anche a metà settimana. Inzaghi è dialetticamente più cauto, ma la sostanza è la stessa: «In Spagna hanno fatto bene a rinviare alcune partite, così preservano i club che giocano le Coppe. Qui però è tardi, avremmo dovuto pensarci prima di cominciare».

Formazioni in forte dubbio, e non per questione di dettagli. Sarri recupera Immobile, che in Nazionale non è andato, Inzaghi decide stamane per Martinez e Correa, sbarcati ieri sera in ritiro, direttamente da Buenos Aires: sceglie il Toro, se se la sente comincia lui e poi magari gli subentra il compagno. C'è da pensare alla Lazio e poi oltre, a martedì, alla sfida (quasi) senza appello con lo Sheriff, da vincere per non salutare la Champions. Per questo, i cileni Sanchez e Vidal, da Santiago hanno dribblato Roma, sbarcando a Milano per preparare meglio la partita con i moldavi.

Un mese fa, di rientro dall'Argentina, Martinez fu arruolato a Genova dal primo minuto: il Toro andò bene, un gol, l'Inter un po' meno, rimontata due volte. Allora però si giocava di domenica e la Champions capitò poi di mercoledì. Con un giorno in meno, la scelta di Inzaghi potrebbe anche essere differente. «Voglio vedere i ragazzi, parlare con loro e poi deciderò», il commento che non anticipa nulla. Gli altri dubbi sono Calhanoglu e Perisic, in campo se la Champions non fosse dietro l'angolo e invece qui a rischio panchina in favore di Gagliardini e Dimarco. Sarri punta su Patric per sostituire lo squalificato Acerbi.

E se Dzeko, in quella che per lui sarà atmosfera da vecchio derby, intende continuare la striscia gol che ha scomodato paralleli con il primo anno di Ronaldo, Inzaghi bene sa che per lui non sarà una partita come le altre. «Ventidue anni non si dimenticano e io non voglio farlo. So che ci saranno fischi e applausi, ma so che fa parte del calcio. Sono grato a Lotito e Tare, perché sono loro ad avermi fatto cominciare questo lavoro che amo. Sarà bello rivedere i giocatori che con me hanno dato tutto, sarà bellissimo rivedere il pubblico che mi è sempre stato accanto».

Sarri, che deve ancora entrare nel cuore del popolo biancoceleste, sfugge alla retorica della sfida nella sfida. «Non ci credo, tutto dipende dalla forza delle squadre che alleniamo. Inzaghi ha fatto bene alla Lazio e sta facendo altrettanto all'Inter, con cui può vincere lo scudetto». Lo scivolone di Bologna e la classifica certamente non brillante (4 punti sotto la Roma, addirittura 10 dal Napoli in fuga) valgono da incentivo per la Lazio e pericolo supplementare per l'Inter.

Guai a chi perde.

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